venerdì 20 gennaio 2017

TRAGEDIA BIANCA

Ma quanto deve essere arrabbiata e offesa la natura nei confronti dell’uomo che, da sempre, la violenta in infiniti modi - prima con mezzi approssimativi e rudimentali, poi, nel tempo, più sofisticati e tecnologici - per reagire con tale cattiveria, per infierire così tanto, così pesantemente e con tanta inaudita brutalità?
In tutto il mondo, questa natura “maligna”, abusata, aggredita, dominata e sfruttata, consuma la sua vendetta contro le scellerate azioni prodotte dall’egoismo umano.
Contro le alterazioni e le forzature delle sue leggi, contro le modificazioni genetiche, gli squilibri, l’inquinamento, gli esperimenti nucleari, le emissioni nell’ambiente, i facili disboscamenti, l’accumulo di rifiuti, le perforazioni e le trivellazioni di mari, monti, deserti e crosta terrestre. 
L’uomo la oltraggia e le manca di rispetto. 
E la natura - la stessa che ci fornisce aria, luce, acqua, cibo e vita - mai doma e mai terra di conquista, libera la sua forza, scatena i suoi elementi e la sua prorompente energia: maremoti, terremoti uragani, tsunami, tifoni, valanghe, inondazioni, distruzioni che, con la complicità delle scelte causate o indotte dall’incapacità e dall’imbecillità umana, determinano devastazioni, emergenze e catastrofi umanitarie. 
Nonostante la scienza e la super tecnologia, tutto resta, in larga parte, imprevedibile e incontrollabile. Si può soltanto cercare di difendersi, di limitare i danni, di prevenire. Di non sfidare e provocare, quando la battaglia è impari e non si potrà mai vincere. 
Prima o poi, l’animale uomo dovrà prenderne coscienza e consapevolezza.
Anche perché non può e non deve essere una guerra contro l’universo cosmo o una serie di scontri, di lotte e di battaglie, soprattutto da un punto di vista concettuale. 
Vivere secondo natura, rispettando e amando l’ambiente e l’armonia che ci circonda, deve tornare ad essere la nostra scelta prioritaria, la nostra ragione di vita, pur completata e valorizzata dalle conoscenze, dalle scoperte, dalle invenzioni, dalla ricchezza evolutiva.
In queste ore drammatiche, una vasta area del nostro Paese sta vivendo l’ennesima tragedia umanitaria, in parte naturale ma in parte, dovuta, anche e come sempre, alla limitatezza umana. 
Dall’ emergenza terremoto, all'emergenza neve e valanghe. 
Non si ferma il sisma infinito che, insieme alle tempeste di neve, sta stravolgendo le terre già martoriate del Centro Italia. 
Dal 24 agosto e dal 30 ottobre dell’anno appena finito - date in cui la terra ha tremato maggiormente, provocando morte, crolli, distruzioni e interi paesetti cancellati dalla geografia - si sono avute altre 47mila scosse in quella stessa zona, ormai in ginocchio, in una sequenza di contagio sismico spaventosa, che, molto probabilmente, si replicherà ancora. 
Paesi isolati e irraggiungibili, strade impraticabili, scuole chiuse, case senza luce e senza riscaldamento, nelle Marche e in Abruzzo. Da quattro giorni, è difficile anche fare una telefonata per chiedere aiuto. Mezzi spartineve e soccorsi tardano ad arrivare.
E' una situazione molto più che drammatica. 
"Da domenica scorsa, siamo sepolti vivi, ricoperti da due metri di neve, senza energia elettrica, senza cibo e senza medicinali. Ci sono anziani e bambini, stiamo morendo di freddo, lo spazzaneve non è mai passato! E' un'autentica vergogna - sbotta qualcuno - siamo a 4 km dal centro storico e sembra di stare fuori dal mondo. La carica dei cellulari sta finendo, entro oggi non ci sarà più possibile comunicare con nessuno”. 
Sono circa tremila le aziende agricole e le stalle sepolte dalla neve nelle aree colpite dal terremoto, dove si contano altri casi di isolamento, nuovi crolli, decine di mucche e pecore morte e ferite, difficoltà per garantire l'alimentazione degli animali, ma anche tonnellate di latte che da giorni si è costretti a gettare.
Nel pescarese, nella frazione di Farindola, una trentina di persone sono rimaste intrappolate e considerate ormai disperse, nell'esclusivo albergo Rigopiano, alle pendici del Gran Sasso.
Eroici soccorritori sono arrivati all’alba, dopo nove chilometri di cammino sugli sci, perché l’unica strada d’accesso era bloccata da alti muri laterali di ghiaccio.
Lo definivano un posto incantato, di straordinaria bellezza, un luogo in cui il tempo sembrava sospeso e cristallizzato. 
E’ stato travolto e seppellito da una slavina provocata dal terremoto e dalle intense nevicate, ma non si può ignorare che quell’hotel era stato costruito nel pericolo, proprio sotto la montagna, lungo un declinante canalone che tutto, in caso di valanga, avrebbe facilmente trascinato via. 
Un elegante edificio di quattro piani, con piscine termali affacciate sulla valle, cancellato in un attimo e sommerso, con una furia tale che lo ha spostato di dieci metri in basso. 
Un paradiso che si è trasformato in un inferno bianco.
Ma non per sola colpa della crudelissima natura

20 gennaio 2016 ore 9,30 (Alfredo Laurano)

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