mercoledì 21 gennaio 2015

SU UN CAMPO DI “GRANA” CHE DIRVI NON SO…

Mentre in Italia permane il mistero dell’l’articolo 19 bis, infilato da un’anonima “manina” nel decreto della delega fiscale - la cosiddetta norma Salva-Berlusconi che, oltre a favorire i grandi evasori (non punibili fino al 3% dell’imponibile evaso), consentirebbe all’ex Cavaliere condannato di far decadere la sentenza perché il reato si è estinto - in America, il “comunista” Obama vuole una riforma fiscale che aumenti le tasse ai ricchi per dare di più ai poveri.

Un americano su sei è povero, i ricchi stanno diventando sempre più ricchi e la classe media si sta riducendo rapidamente: ciò determina una serie di implicazioni di natura politica, etica, sociale ed economica.
“Vi diranno che l’economia va male, ma siamo in pieno risorgimento economico e dunque non lasciatevi ingannare. Dobbiamo solo far sì che i benefici della crescita siano condivisi da tutti”.

L’azione che propone Obama dovrebbe aumentare la tassazione per banche e società finanziarie; aumentare la tassa sui dividendi; ridurre le tasse sul reddito da lavoro, in particolare alle famiglie con figli a carico; ridurre il costo dei mutui per la prima casa per chi si trova ancora in difficoltà economiche; consentire ai più poveri di andare gratis all’università; alzare le detrazioni a carico dei lavoratori dipendenti e, soprattutto, la vera rivoluzione: college gratis per tutti.
Possibile anche l’introduzione di un sostegno per i redditi più bassi.

Wall Street in rivolta. Immediate le proteste dei Repubblicani del Congresso. L’élite della finanza americana non gradisce questa sfida alla Robin Hood.

Insieme alla controversa riforma del sistema sanitario, le misure fiscali di Barack Obama segneranno comunque un forte cambiamento e sono destinate a lasciare il segno al termine del suo secondo e ultimo mandato.

Le diseguaglianze crescenti nel mondo globalizzato, dominato in occidente dal capitalismo sfrenato della finanza, indignano gran parte della popolazione che non appartiene all'1% dei fortunati paperoni super ricchi del mondo, i cui beni, profitti e patrimoni superano quelli posseduti dal restante 99% della popolazione globale.

Molti avversari di Barack sostengono, però, con ardita strafottenza, che “essere ricchi non è una colpa anzi, sono i poveri e i disoccupati a doversi assumere la responsabilità della propria situazione economica”.
E poi, magari, suicidarsi.
Si, hanno la colpa di aver fatto voto di miseria e povertà: son nati paperini, che cosa ci vuoi far?
21 gennaio 2015    (Alfredo Laurano)

Nessun commento:

Posta un commento