martedì 6 gennaio 2015

ISTINTI FERINI


C'è ancora chi si diverte (e specula) così. 
Una lettrice disgustata ha scritto: “Già schifo i toreri ma che una donna, portatrice di vita, si diverta a dare sofferenze e morte, lo trovo di un abominio vergognoso!”

Sport, folclore, tradizione?  O spettacolo orribile, pittoresco e sanguinario?
Da una parte, i sostenitori della corrida, quelli che ne apprezzano la storia e la simbologia e che la percepiscono (o la giustificano) come un confronto mitico, toro-matador, che trascende la realtà e che il tempo e la storia hanno tramandato come forma di sfida tra la forza della natura (il toro) e l'uomo.

Dall’altra, gli oppositori che ritengono la corrida il circo del sadismo, un'ostentazione volgare e violenta, una triste e cruenta rappresentazione di violenza gratuita sugli animali.

Non è, comunque, un duello ad armi pari.
In ogni caso, è utile ricordare che il toro, prima di entrare nell'arena:
- viene tenuto al buio, sottoposto a droghe e purghe per indebolire le sue forze
- viene percosso sulle reni con sacchi di sabbia
- gli viene cosparsa trementina sulle zampe per impedirgli di star fermo
- gli viene messa vaselina negli occhi per annebbiargli la vista
- gli viene infilata della stoppa nelle narici e nella gola per impedirgli di respirare
- gli vengono conficcati aghi nelle carni.
Quando poi entra nell'arena:
- gli vengono conficcate dai "picadores" le "picas" che producono dolore ed emorragie
- gli vengono infilate le "banderillas", che sono arpioni che straziano ancora più i muscoli, costringendolo ad abbassare la testa
- viene colpito ripetutamente dalla spada che provoca sempre più gravi emorragie polmonari che soffocano l'animale.

Alla fine della macabra esibizione, il povero toro viene trascinato via, spesso ancora agonizzante e paralizzato, ma cosciente e ancora vivo. Gli vengono tagliate coda e orecchie, macabri trofei di una sconcia vittoria.
In questa fiera dell’orrore, dove trionfa sempre la bestialità umana, anche i cavalli, spesso vecchi e malati, feriti, con le corde vocali tagliate, gli occhi bendati, sono vittime della corrida. 
A volte sventrati e rapidamente ricuciti, vengono riportati nell'arena e finiscono agonizzanti senza che nessuno si curi di loro quando ormai non servono più.

Il toro non è un animale da combattimento, è un erbivoro, allevato in pascoli fino all'età di 4 anni, poi bruscamente trasferito nell'arena. Torturare e uccidere il toro non significa – come afferma una certa pseudocultura – vincere il male e le forze avverse della natura, ma significa soltanto sadismo, ignoranza, violenza, barbarie.

L’82% degli spagnoli è contrario alle corride che sono attivamente sostenute da circa un migliaio di persone definite dagli animalisti spagnoli “mafia taurina”.
Questa mafia non ha scrupoli nello sfruttare la sofferenza degli animali per scopi puramente economici. Per imporre alla Spagna, all'Europa e al mondo questi orrendi spettacoli li presenta e li fa passare come arte, folklore, mito e tradizione popolare, ottenendo, grazie ai media, il consenso della cultura ufficiale e del governo spagnolo.

Aprono anche scuole di tauromachia per giovanissimi, organizzando e incoraggiando spettacoli comico-taurini, in cui nani, scimmie, scimpanzé, torturano a morte vitellini con lo scopo di divertire i bambini, rendendoli indifferenti al sangue ed alla sofferenza.

La violenza sugli animali, ancor più se istituzionalizzata, aggrava ed esalta i comportamenti aggressivi dell’uomo e la tendenza alla crudeltà nei confronti di umani e non umani.
Se andate in Spagna, non assistete alla corrida. 
Lì si tortura e si uccide per divertimento.
4 gennaio 2015           (Alfredo Laurano)




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