Quei quattro-cinquecento giovani bastardi, la maggior parte minorenni, che si sono dati appuntamento al Pincio per giocare a chi mena meglio e di più, sono l’ennesima espressione di una follia giovanile che si rinnova e si replica per esaltare e condividere l’eterno mito della violenza. Prigionieri di una sub-cultura arida e inconsistente, di un vuoto esistenziale e di valori, sono gli stessi che si picchiano (picchiavano) allo stadio, nelle piazze, nella guerriglia urbana, politicamente insana e gestita e fomentata dalla solita Destra fascista, senza obiettivi se non quelli di remare comunque contro: contro un decreto, contro regole civili, contro restrizioni sanitarie che limiterebbero presunte libertà, anche e soprattutto in un momento pandemico come questo che stiamo vivendo da quasi un anno.
Per questi miserabili che si ammucchiano e non usano
mascherine, che scatenano scontri e maxirisse solo per poterli filmare e
postare sui Social, è come se il coronavirus non esistesse, come se il contagio
fosse un’opzione volontaria o a scelta, anche quando lo diffondono nelle feste
clandestine o se lo portano a casa, per donarlo a nonni e parenti anziani. Sono
negazionisti idioti, soprattutto di se stessi.
Forse le famiglie, prima della scuola, dovrebbero tornare ad avere un ruolo e un peso a livello pedagogico e sociale, soprattutto in quell'età puberale e fragile, proprio perché è momento topico della formazione, dello studio, dell'educazione alla vita, alla socialità. È il momento del massimo assorbimento, della rischiosa esposizione al canto ambiguo e vuoto di sirene seducenti che propongono falsi miti, comportamenti anomali e trappole retoriche. È allora che nascono valori e disvalori, idealità e indifferenza, rigore e lassismo morale, sensibilità e intolleranza. E deve, o dovrebbe, sempre il genitore, svolgere l'ingrato compito di vigilare, dialogare, spiegare e tutelare il proprio figlio da ogni aggressione modaiola e infame, combattendo chiunque fornisca modelli di vita sballati, ingannevoli, fasulli e deleteri.
È difficile il mestiere di genitori, ma bisogna provare a farlo.
9 dicembre 2020 (Alfredo Laurano)
Nessun commento:
Posta un commento