lunedì 28 dicembre 2020

PE MENASSE UN PO’/2179

Quei quattro-cinquecento giovani bastardi, la maggior parte minorenni, che si sono dati appuntamento al Pincio per giocare a chi mena meglio e di più, sono l’ennesima espressione di una follia giovanile che si rinnova e si replica per esaltare e condividere l’eterno mito della violenza. Prigionieri di una sub-cultura arida e inconsistente, di un vuoto esistenziale e di valori, sono gli stessi che si picchiano (picchiavano) allo stadio, nelle piazze, nella guerriglia urbana, politicamente insana e gestita e fomentata dalla solita Destra fascista, senza obiettivi se non quelli di remare comunque contro: contro un decreto, contro regole civili, contro restrizioni sanitarie che limiterebbero presunte libertà, anche e soprattutto in un momento pandemico come questo che stiamo vivendo da quasi un anno.

Per questi miserabili che si ammucchiano e non usano mascherine, che scatenano scontri e maxirisse solo per poterli filmare e postare sui Social, è come se il coronavirus non esistesse, come se il contagio fosse un’opzione volontaria o a scelta, anche quando lo diffondono nelle feste clandestine o se lo portano a casa, per donarlo a nonni e parenti anziani. Sono negazionisti idioti, soprattutto di se stessi.

 Ma costoro si rendono conto dei sacrifici che un intero popolo (come quelli di tutto il mondo) sta affrontando, sul piano sanitario, economico e sociale? Di quanti soffrono, perdono la vita, gli affetti ed il lavoro? Che percezione hanno della propria esistenza, dei rapporti umani, del loro pensiero, del lavoro, della visione del mondo? Cosa li spinge a essere indifferenti di fronte all’emergenza, a ignorare le misure più semplici di prudenza e salvaguardia per sé e per gli altri? Sembra quasi una sfida autodistruttiva di una generazione senza speranza. 

Forse le famiglie, prima della scuola, dovrebbero tornare ad avere un ruolo e un peso a livello pedagogico e sociale, soprattutto in quell'età puberale e fragile, proprio perché è momento topico della formazione, dello studio, dell'educazione alla vita, alla socialità. È il momento del massimo assorbimento, della rischiosa esposizione al canto ambiguo e vuoto di sirene seducenti che propongono falsi miti, comportamenti anomali e trappole retoriche. È allora che nascono valori e disvalori, idealità e indifferenza, rigore e lassismo morale, sensibilità e intolleranza. E deve, o dovrebbe, sempre il genitore, svolgere l'ingrato compito di vigilare, dialogare, spiegare e tutelare il proprio figlio da ogni aggressione modaiola e infame, combattendo chiunque fornisca modelli di vita sballati, ingannevoli, fasulli e deleteri.

È difficile il mestiere di genitori, ma bisogna provare a farlo.

9 dicembre 2020 (Alfredo Laurano)

 

 

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