venerdì 4 dicembre 2020

FIATO CORTO /2175

Ieri, mille morti, anche se cala l’aumento dei contagi e l’indice RT.
Ma il problema per troppi italiani, che non vogliono rinunciare a niente, è la settimana bianca, lo shopping, più o meno compulsivo, i regali sotto l’albero, il cenone della vigilia, il pranzo di Natale, il trenino di Capodanno, lo schiumante in piazza e le lenticchie.
In pratica, tutto quello che l’aspirante, cinico dittatore Conte e il ministro terrorista della Stasi Speranza vogliono proibire, vogliono sottrarci per dispetto. 
Pretendono di chiuderci in casa, di non farci festeggiare con parenti e amici, di non farci circolare liberamente da un comune all’altro, da una regione all’altra, da una montagna innevata all’altra, magari in Svizzera. 
Ma non lo sanno che Natale è Natale, che c’è la tradizione da rispettare, che la messa di mezzanotte degli ipocriti cristiani non si può anticipare, che il bambinello non può nascere un paio d’orette prima? 
Manco fossimo in tempo di pandemia, manco fossimo in piena emergenza sanitaria, con una prospettiva ancor più terrificante di una terza ondata a gennaio-febbraio. 

E allora succede che Selvaggia Lucarelli osi scrivere un post per svelare, con toni forti, ma necessari, un concetto provocatorio, quanto cristallino:
“tutti quelli che hanno il problema del dove, quando, come andare a sciare con 700-1000 morti al giorno, meriterebbero di finire un paio di minuti sotto la neve, magari venuta giù da una grondaia molto grande. Di sperimentare l’inebriante sensazione della fatica nel respirare, del non sapere come andrà a finire, del provare il fiato corto e la claustrofobia di chi resta sotto un casco per giorni, col Covid. Per due minuti, mica di più, poi arriva un soccorritore o un San Bernardo e lo tira fuori. 
E magari lo skipass cessa di essere la priorità di fine anno”. 

E’ stata immediatamente insultata e massacrata, a Social unificati, da un’orda infame di maschilisti repressi, da sciatori, da maestri, da imprenditori del settore, e persino da campionesse, con la solita colata di violenza verbale, ignoranza e vomitevole sessismo (“La fatica a respirare l’avrà provata succhiando ca… è uno dei più gentili). 
Il tutto solo per aver espresso un concetto che in un Paese normale - per ricordare le parole di Crisanti - dovrebbe essere ovvio e scontato: sciare non può essere un diritto in una pandemia mondiale. 
E poi, a parte l’immoralità e l’indifferenza di chi si ritiene superiore, immune o complottista, è così difficile capire che, in cambio di qualche settimana di possibili introiti finanziari, ci ritroveremmo tutti - compreso il comparto della montagna - di nuovo, e forse definitivamente, sull’orlo del baratro e del fallimento economico? 

A quei quattro, cinque avanzi di fascisti deliranti che ieri sera, davanti a Palazzo Chigi, hanno chiesto le dimissioni di Conte - che ci scippa il Natale e la neve di montagna, che apre i porti mentre gli scafisti festeggiano, che mentre i commercianti vengono multati, gli imprenditori italiani sono disperati, che mentre agli italiani viene impedito di andare da un comune all'altro, agli immigrati si vuole favorire il passaggio da una nazione all'altra - vorrei solo ribadire il concetto del respiro. 
In questa società avida, miope ed egoista, che disconosce altruismo, bene comune e sacrificio, dovreste provare per due minuti, solo due minuti, cosa significhi non riuscire a respirare. 
Non riuscireste nemmeno a pronunciare le cazzate che sparate. 
4 dicembre 2020 (Alfredo Laurano)




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