lunedì 28 dicembre 2020

CARO BABBO NATALE /2188

 

Più o meno tutti, siamo stati come questi bambini in fila, per spedire la letterina dei sogni e dei bisogni a Babbo Natale.

Vi ricordate quand’è stata l’ultima letterina di Natale che avete scritto? Avevate forse otto o nove anni.

Scrivere la propria letterina era importantissimo. Ti dava l’opportunità di riflettere su quello che volevi davvero in quel momento: bastava promettere di essere bravi, studiosi ed obbedienti.

E tutto sembrava magico e possibile. Anche quando, in tempi di miseria, un semplice frutto, un dolce, un giocattolino rimediato o un sacchetto di caramelle facevano la differenza. Facevano Natale.

Bastavano poche righe per esprimere un desiderio, che si sarebbe realizzato.

E poi? Poi abbiamo smesso di desiderare e di sognare.

Arrivò, purtroppo, il momento triste della delusione, della presa di coscienza e confessammo ai nostri genitori che l'omone rosso con la barba bianca non esisteva, era un imbroglio multinazionale, per ricattarci e farci stare buoni. Insomma, un ricattatore.

Quella romantica, festosa emozione di trasformò in malinconia e tutti smettemmo di essere bambini.

Comunque, ancor oggi, Babbo Natale - e la sua amica Befana - vive nel mito e nell'immaginario collettivo e viene solo se ci credi. E non solo a livello commerciale e speculativo.

Promette e porta gratis la speranza. In particolare, quella di cancellare il Covid.

Basta abbandonarsi alle piccole, sane, ma imprescindibili illusioni, che ci aiutano a vivere, oltre l'amara, drammatica realtà.  24 dicembre 2020 (Alfredo Laurano)

 

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