lunedì 28 settembre 2020

CARTASTRACCIA

 Ci siamo sbagliati, quei quattro infami tatuati e palestrati - dallo sguardo maschio e determinato, dal fisico statuario da Bronzi di Riace, ma dall’anima di latta o di sudicia cartastraccia - non volevano colpire, non volevano picchiare, massacrare e uccidere: volevano far da pacieri, sedare gli animi, dividere le parti. Questo riferiscono gli arrestati al magistrato, questo racconta il terzo fratello più grande dei Bianchi alla sofferente, ma iper garantista, Barbara D’Urso, nella sua cronaca-avanspettacolo.

In realtà, quella notte di sabato scorso a Colleferro, quella banda di assassini, protagonisti di varie risse e alcuni con precedenti per lesioni e per spaccio di droga, davanti a una pizzeria alle spalle della caserma dei carabinieri e a due passi dal Comune e dalla centrale piazza Italia, hanno messo fine alla giovane vita di Willy, un ragazzo buono, mite, esile, pieno di volontà e buoni sentimenti. Tutte le testimonianze lo confermano, tutti lo amavano e lo stimavano.

Lo hanno pestato come un punching ball, l’hanno colpito a calci sulla faccia, gli sono saliti addosso saltellando, quand’era a terra inerme: anche questo raccontano i numerosi testimoni. Una violenza incredibile, gratuita, primitiva, esagerata e senza senso, che rivela la consistenza amorale e vile di quelle belve umane. Un massacro senza fine, con l’aggravante dei futili motivi. Alla quale si risponde con la commozione, il turbamento e una solidale fiaccolata.

Ma quanto ancora dobbiamo tollerare questa crudeltà, questi abusi, questa brutale e omicida prepotenza? 10 settembre 2020 (Alfredo Laurano)

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