lunedì 28 settembre 2020

ASSASSINI, TRA MITI E LEGGENDE

Non che conti più di tanto o più una battuta lanciata dal parrucchiere o tra i branchi del mercato. Ma, visto che nel patetico scacchiere mediatico dei nuovi ruoli e posizioni, è indicata come la maggiore “influencer” del nostro Paese, non possiamo non prenderne atto: per Chiara Ferragni, nell'orribile omicidio di Willy Monteiro, il problema non sono le arti marziali, le palestre, ma la cultura fascista.
Una posizione netta sulla morte di Willy, il giovane di 21 anni massacrato dal branco a Colleferro: "quattro fasci che l'hanno ammazzato a calci. Il problema lo risolvi cambiando e cancellando la cultura fascista che è sempre resistente in questo Paese, non sopprimendo il mezzo tramite il quale hanno consumato la violenza. Chapeau!
Ma il fantasmagorico santone Giampiero Mughini, quello che gesticola con le braccia ad elica, le mani inanellate a disegnare in aria improbabili arabeschi, non è d’accordo, nemmeno un po’.
“Fermo restando l’orrore di quel massacro, confesso che trovo assolutamente fuori luogo il riferimento al “fascismo” nel senso che i bruti di Colleferro ne sarebbero l’odierna incarnazione. Appioppare a questi uomini/fogna la qualifica di “fascisti” non solo è da imbecilli, ma non aiuta minimamente a spiegare l’atroce realtà che i due rappresentano.
Credere che l’anima del fascismo consistesse nell’avventarsi in quattro contro un ragazzo inanime a terra è una bestialità grande così.
Non che io voglia giudicare da un paio di fotografie, ma mi pare che in loro l’esaltazione della violenza e anzi la religione della violenza fosse l’elemento costitutivo della loro identità. E’ quel che si chiama una sottocultura, i cui indizi sono numerosissimi nella nostra democrazia di massa. Ragazzi che crescono e si avviano e reagiscono nella vita quotidiana come fossero allo stato brado. Succedono dei parapiglia a ogni uscita dalle discoteche, e questo ogni ora che Dio manda in terra. Solo che questo non c’entra nulla con l’assassinio di Giacomo Matteotti”.
Questa la sentenza del tuttologo teatrante in technicolor che, dopo tanto sforzo cerebrale, si rimette in posa plastica da mimo.
"In fin dei conti cosa hanno fatto? Niente. Hanno solo ucciso un extracomunitario", hanno detto i parenti degli assassini.
Personalmente, non credo che il razzismo centri nulla con l’orrenda fine di Willy: se fosse stato bianco e italiano lo avrebbero ammazzato allo stesso modo. E’ già successo.
Credo, però, che il fascismo, inteso come mentalità, come sub cultura, come mito della forza e del superuomo, come sistema di falsi valori patriottici, come strumento di repressione e prepotenza, c’entri eccome.
Perché il brodo culturale in cui nasce e prospera il seme di quell’odio è prettamente fascista:
la prevaricazione del forte sul debole, il culto della violenza, l’esaltazione della potenza e della ferocia, il disprezzo per la diversità. Basti pensare ai tanti naziskin che infestano l’Europa, a formazioni come Casa Pound e Forza Nuova, che di questi miti e leggende vivono.
Dietro ogni delitto, ogni fatto di violenza, di abuso, di prepotenza, di sopraffazione e prevaricazione, c’è sempre un modello culturale, ambientale di riferimento, unito spesso a una cattiveria congenita, a ignoranza e a una profonda frustrazione.
Tipico proprio del fascismo o della sua grottesca e miserabile caricatura. 11 settembre 2020 (Alfredo Laurano)

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