martedì 17 luglio 2018

PESTE TIFOIDEA


Si è appena chiuso il Mondiale di Calcio in Russia, con la vittoria - discutibilmente meritata - di una nazionale di francesi, per lo più di origine africana, che indossavano la maglia e la cittadinanza dei Bleus. 
La civile Francia è pur sempre un grande Paese di vini, formaggi e colonizzatori. 
Sciovinismo e grandeur a parte, due fenomeni, che ruotano e si alimentano intorno a tale degradato sport, praticato su un verde prato da bipedi forniti di tacchetti e sfera in cuoio, si sono imposti all’attenzione non solo di quel mondo, dominato dalla divina Eupalla. 
Un regno, inviolabile, vasto e senza tempo, sostenuto in parte da imbarazzante stupidità collettiva che qualcuno, non a caso, chiama tifo: proprio come l’antica malattia infettiva e contagiosa che, un tempo, mieteva molte vittime. 
Vittime che provoca anche e ancora oggi, pur senza esiti esiziali. 
Una vera epidemia di isteria sociale che si diffonde nelle strade e nelle piazze francesi per far festa, che dilaga e si rovescia, come fiumi in piena, fra negozi devastati, bagni nelle fontane (anche a Campo de ‘Fiori, a Roma) e monumenti oltraggiati, senza vergogna e pentimento alcuno. 
Un altro esercito di black bloc privi di alcuna identità, che si nutrono di favole amorali e di miti criminali, barbari apolidi che nemmeno Giulio Cesare riuscirebbe oggi a civilizzare. 
È la follia dei ritardati, di coloro che cercano nei falsi simboli del gruppo rivalse e ideologie fallite, spesso all’ombra di una esistenza individuale, povera e insensata. Uno sfogo alle frustrazioni quotidiane, alle carenze, alle delusioni della vita e alle insoddisfazioni di chi non fruisce di altri valori e sentimenti, che solo l’approfondito studio della psicologia di massa può spiegare, come nuova, incurabile peste tifoidea.


Alla stessa razza di coglioni senza appello, appartengono quelli a cui è stato subito offerto un nuovo idolo da stadio, da adorare e venerare. 
Una città, già sconvolta da tragedie provocate da quello sport, e mezza Italia che vive e mastica pallone a strisce bianconere vivono un ennesimo momento di delirio per l’arrivo del milionario del pallone, Ronaldo, in terra juventina. 
Conferenza stampa in diretta dal TG Due, duecento giornalisti, trenta TV collegate da tutto il mondo, le sue prime frasi tradotte in quattro lingue, persino un casco per ricostruire in 3D il CR7day. 

Tutti aspettano, poi, con ansia, di sapere anche cosa mangi e preferisca il fenomeno (che guadagnerà 31 milioni di euro l’anno, 2.583.333 euro al mese, 86.111 euro al giorno, 3.587 euro l’ora, 60 euro al minuto, 1 euro al secondo), quali piatti portoghesi di baccalà gli prepara con amore mamma Dolores. 
C’è chi, tra i malati tifoidei, ha passato ore e ore in aeroporto in attesa del suo arrivo, chi lo ha atteso, con sciarpe e bandierine, sotto un presunto hotel, chi ha sperato di “toccarlo” come fosse un santo o una reliquia, chi ha sperato vanamente di immortalarsi al suo fianco, in un irrinunciabile selfie rituale e obbligatorio. 

Ma come si fa ad essere così imbecilli? (Alfredo Laurano)

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