E’
mai possibile, come ci dicono o ci vogliono far credere, che i sondaggi per lui
siano tutti positivi e sempre in crescita? Che ogni giorno guadagni uno
zerovirgolapercento?
Che
un altro bel pacco di italiani, illusi e mai delusi, sostenuti da incrollabile
fiducia, o per devozione e masochismo, siano ancora disposti a credere alle sue
barzellette, alle sue promesse? Alla Flat tax al 15%, fissa per tutti, alla
cancellazione del bollo auto, dell’Irap e Imu agricola, dell’Iva su trasporti e
cibo animale e veterinario gratis ogni 15 giorni. Alle pensioni minime, tutte a
mille euro, per tredici mensilità, da estendere anche alle casalinghe e all’abolizione
di Equitalia.
Che siano tutti pronti a
rivotarlo?
Ma
l’avete visto il povero, patetico Silvio Berlusconi nel suo intervento fiume alla
Confcommercio? Che si confonde, che dimentica, che inciampa in gaffe e
strafalcioni, che rivendica di aver alzato le pensioni minime a mille lire, che sostiene che
l'evasione fiscale in Italia ammonti a soli 800
mila euro (il doppio del Pil emerso
che è di 1600 euro), che propone l'abolizione dell'Irpeg, che non c’è più
dal 2004 (ora c’è l’Ires)?
Fa
veramente pena il vecchio contafrottole e un misto di compassione e tenerezza.
E gli consentono di umiliarsi.
Perchè
nessuno interviene, nessuno lo ferma, gli dice qualcosa: un medico, una
badante, la sua compagna? Ma la Pascale lo manda solo?
Sembra
una statua di cera fuggita dal museo, un umanoide mummificato, con gli occhietti
strizzati dalla chirurgia, che arranca coi foglietti in mano, un robot in
doppiopetto, con le sembianze somatiche di un cinese, che parla a vanvera e
sproloquia. Con fatica.
Gli
ultimi suoi comizi, dice Michele Serra nella sua Amaca, rimandano più a Totò e
Cleopatra che al Caimano. Nel Berlusconi odierno il tragico è come estinto,
prevale una svampita approssimazione di cifre a caso, promesse assurde, vecchie
battute da tabarin, vecchi fantasmi (comunisti e giudici), evocati ormai, quasi
con cordialità.
Ora circola in versione
amabile e senile e non vede l’ora di tornare a casa per togliersi quel cerone,
spesso come un parquet.
E ieri sera, tanto per non
smentirsi e con la consueta complicità della nota volpe Vespa - per
opportunismo, e per l’occasione, più iena o più sciacallo - ha rifirmato un
altro finto patto con gli italiani, sulla solita scrivania, sempre pronta
all’uso e alla propaganda, nel bianco salottino istituzionale degli imbrogli e
delle falsità.
15 febbraio 2018 (Alfredo
Laurano)
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