lunedì 2 ottobre 2017

UNA VILE PAGINA DI FRANCHISMO

Ieri, in Spagna, a Barcellona, è tornato il Franchismo.
È indecente e vile quello che è successo davanti e nelle scuole della città, dove migliaia di uomini, donne, anziani, famiglie con cani e con bambini erano andati a votare per esprimere un SI o un NO all’indipendenza, in un referendum spontaneo e popolare, non voluto dal governo nazionale. 
Da molto tempo, il popolo della Catalogna rivendica la propria realtà nazionale, la voglia di autonomia. Ma, al di là della legittimità del referendum, della giustezza di quelle posizioni e volontà - da approfondire in altra opportuna sede - quello che è successo ieri nella città catalana resta una pagina nera, una vergogna che si è consumata di fronte agli occhi di tutto il mondo e di una Comunità Europea, colpevolmente indifferente. 

Calci, pugni, manganellate e violenza d’ogni tipo contro cittadini inermi, trattati come fossero criminali e terroristi. La polizia spagnola è intervenuta con la forza in centinaia di seggi elettorali per impedire lo svolgimento della consultazione popolare.
La Guardia Civil ha sfondato porte e vetrate delle scuole, dove si votava, ha usato proiettili di gomma e caricato anche i pompieri catalani che si erano dichiarati a favore del referendum e schierati a fianco dei manifestanti. I vigili del fuoco sono stati aggrediti a calci e colpi di manganello, durante le operazioni di sgombero dei seggi, dove la polizia ha sequestrato urne, bustoni di schede e materiale elettorale vario e tagliato i collegamenti Internet. 
Ada Colau, la sindaca di Barcellona ha chiesto alla polizia spagnola di "smetterla di caricare la popolazione indifesa”

È stata una giornata da incubo, con 850 feriti. Migliaia di persone hanno fatto la coda tutto il giorno davanti ai seggi, ma l’ondata di violenza a senso unico che ha attraversato la Catalogna nel giorno che, nelle intenzioni, doveva essere quello di una gioiosa celebrazione elettorale, ha stracciato - comunque la si pensi - una pagina di democrazia. Lo scrutinio dei voti non ha portato sorprese, con la vittoria del Sì (al 90%). 
Hanno partecipato 2,2 milioni di elettori, sui 5,3 chiamati alle urne. In ottocento mila avrebbero provato a votare senza riuscirci. 
Bastava lasciarli esprimere, senza riconoscerne la validità, e non sarebbe successo nulla di grave o di illegale. 
Invece, la repressione decisa dal governo di centrodestra di Rajoy, con la complicità dei socialisti, ha prodotto enormi danni e costituisce un attacco inedito alla democrazia e alla convivenza civile in uno dei più importanti paesi europei. 
Se questo comportamento l'avessero tenuto Putin o Maduro, l'Unione Europea avrebbe già annunciato sanzioni.
Ora, si preparerà una mozione di censura al governo minoritario del premier franchista, per cacciarlo dal governo.
La prima risposta è che ci sarà uno sciopero generale in Catalogna martedì prossimo, per denunciare la repressione dello Stato spagnolo. 
Caos e tensione, violenza e repressione: sono queste le situazioni che portano alle guerre civili, anche se la Catalogna difficilmente otterrà l'indipendenza, perché ha circa il 20% del PIL (ricchezza) spagnolo. 
Intanto, l’Europa sta a guardare.
(Alfredo Laurano)


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