mercoledì 18 ottobre 2017

RAGAZZO TRISTE

Della misurata (non poteva essere altrimenti) festa del decennale del PD, o di quel che ne è rimasto - mancavano i padri costituenti, le attuali minoranze e un bel pezzo di ex protagonisti, ormai fuorusciti - la cosa che più mi ha colpito è stata la tristezza del povero Veltroni.
Lontano dalla sua antica verve, dall’ottimismo del "yes we can" (si può fare) di obamiana memoria che l’ha sempre contraddistinto, privo di brio e dinamismo, è apparso stanco su quel palco dell’Eliseo, quasi irriconoscibile nella sua rassegnazione, testimoniata da uno sguardo eloquente, costantemente velato di malinconia. Del tutto in linea con la sua nota, riconosciuta sensibilità umana ed ideale.
Il linguaggio del corpo non mente mai e, se tanto mi dà tanto, deve aver sofferto molto, tra nostalgia e rimpianti, al di là delle dichiarazioni rituali e delle parole di circostanza.

Al suo fianco, invece il gagliardo segretario attuale, l’uomo solo al comando, determinato e pragmatico, prepotente ed arrogante, ambizioso e narciso. L’uomo che non deve chiedere mai, ma solo pretendere, che si è scelto (da solo), ancora una volta, aspirante premier e che governa il partito come una sua proprietà, così come padre Berlusconi pretendeva di amministrare l’Italia come sua azienda.
Abbandonato il camper da rottamatore del 2012, è appena partito dalla stazione Tiburtina, su un intercity, preso in affitto da Trenitalia - allestito per ospitare rappresentanti delle istituzioni e amministratori dei territori: cento posti a sedere, cinque carrozze e un vagone dedicato agli incontri - con cui, accompagnato dai suoi fedelissimi scherani Richetti, Bonifazi, Morani, Martina e alcuni militanti delle fila giovanili, girerà nei prossimi giorni tutte le province italiane, in questo inizio della sua campagna elettorale.

“Dobbiamo smettere di parlarci addosso (a chi lo dice?) ed entrare nei problemi veri degli italiani" - ha spiegato l’aspirante premier viaggiatore - "La politica fatta in mezzo alla gente è tutta un'altra cosa, il senso del viaggio del Pd è quello di uscire dal chiacchiericcio del Transatlantico. È una campagna di ascolto".
“Mi auguro che si ritrovi il più possibile il dialogo con quella parte della Sinistra che è molto grande nel Paese e che su quel treno ci siano ago e filo a sufficienza per ricucirla”, ha risposto, “pacatamente, serenamente, sommessamente”, il tristissimo “Vuolter”.
(Alfredo Laurano)


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