martedì 31 ottobre 2017

LA BELLEZZA, FORSE, SALVERA’ IL MONDO

Una riflessione dopo aver visitato una recente mostra di pittura dell’artista amico Carlo Grechi.
Grazie all’arte, ma non solo, è più facile penetrare nell’intimità della bellezza, attraverso il mondo spirituale di un suo spontaneo portatore, che la vive, la rielabora, la asseconda e la riveste, nell’incanto magico di una sua rappresentazione.
Insomma, l’artista come mediatore di grazia e venustà, organico a quello stesso ambito, come lo erano gli intellettuali gramsciani, non separati per mestiere e appartenenza, dal resto della società.

“La bellezza salverà il mondo”.
Non so se è vera o ancora condivisibile l’affermazione che Dostoevskij mette in bocca al principe Myškin, protagonista del suo “Idiota”, ripetutamente deriso per averla pronunciata.
Quelle parole, citate oggi infinite volte, hanno tuttavia un contenuto profondamente letterario, intensamente ambiguo e mistico, troppo spesso usato come un mantra consolatorio o liberatorio, invariabilmente adatto ad ogni contesto: è un modo di dire piuttosto abusato, quasi un'evocazione lontana, ricordo di qualcosa di non ben definito.
Oppure, è vero che non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace, come recita un detto popolare? Cioè, perché una cosa sia reputata bella, è sufficiente che piaccia?
Ciò significa che ogni cosa, gesto o azione, se di gradimento anche solo ad un essere umano può avvalersi del titolo di “bello”.
Ma può la Bellezza essere subordinata a delle categorie bizzarre e volubili, come quelle umane?

A volte, in un mondo così brutto, la Bellezza, nascosta sotto il velo della noncuranza, dell’oblio, dell’indifferenza, ha solo bisogno di essere svelata, al di là della nostra superficialità, nelle sue infinite sfaccettature.
“Il mondo ha bisogno di bellezza” – l’ha detto anche Francesco – perché la bellezza è una cura per l’anima, regala gioia e rende felici.
Quando la percepiamo di fronte a noi, questa comincia a manifestarsi come una sensazione di bello dentro di noi: siamo più aperti, disponibili, meno tesi, cade la paura, si affievolisce la rabbia. Ci fa sentire parte della realtà che ci circonda.
Dobbiamo solo imparare a vederla e riconoscerla anche nei gesti più semplici, ma carichi di empatia, del nostro vivere quotidiano.

Essendo un puro ideale - un valore assoluto a cui l’uomo tende ogni momento, in virtù del presupposto che è espressione di un qualcosa più elevato del suo stesso essere - la Bellezza non può venire ordinata tramite gli strumenti umani, dato che li trascende. Essa è nell’ordine, nella misura, nell’equilibrio, nel senso profondo e segreto della vita. Ma anche nella ricerca del vero e nell’eleganza delle cose, dei gesti, dei sentimenti, dei pensieri, nell’autonoma armonia della natura.
E non solo nella realtà esterna, come siamo portati a credere, ma anche interna alle cose stesse, ai fatti, alle persone.

Una bella donna può essere tale, anche soltanto dentro e non sempre e necessariamente nelle sue forme, nelle sue fattezze, nella sua esteriorità. In ciò che di essa appare.
Non sempre riusciamo a coglierla.

C’è fame di socialità, di momenti da condividere, di uscire dall’isolamento che modernità e tecnologia hanno progressivamente portato.
Bellezza è anche prendersi cura di qualcuno, aiutare, sostenere, proteggere, salvare. O nello star bene insieme, perché la forza di più persone, unite dagli stessi valori e spinte dalle stesse motivazioni, crea fiducia attenua la fatica, fa dimenticare il sacrificio.
La sua dimensione estetica si sovrappone a quella morale e filosofica e, attraverso il bello, raggiungiamo il bene. Ce lo ricorda anche il messaggio cristiano della “via pulchritudinis”, il cammino privilegiato della bellezza e dello splendore, per avvicinarsi al mistero di Dio

Per rendere il mondo un posto migliore, serve un sogno collettivo.
Anche se ognuno ha i suoi canoni estetici che variano nel tempo - appunto perché si dice che è bello ciò che piace - il concetto di bellezza ha una sua componente determinante di oggettività, un’autonomia che va oltre la soggettività e i variegati gusti personali, e diventa universale.
Di fronte agli incredibili miracoli della natura o alle migliori espressioni dell’opera umana, chi può rimanere insensibile, chi può non esserne turbato e sbalordito?
Percepiamo l’idea della perfezione e quell'armonia ci travolge in un istante.
Può essere un dipinto, una sinfonia, un panorama, un sorriso, una forma, un monumento o un insieme di colori, un sublime gesto sportivo, d’amore o di generosità: la sensazione è sempre la stessa: stupore, commozione, estasi, piacere, gioia.
Quando entriamo in contatto senso-spirituale, anche per poco, con qualcosa di perfetto e di sublime, ne restiamo affascinati, colpiti, quasi folgorati, fino star fisicamente male, come accade nella sindrome di Stendhal.
A volte, tuttavia, l’attrazione per la bellezza può diventare fatale perché la confondiamo edonisticamente con la ricchezza, con l’accumulo di beni e oggetti di valore, dimenticando che non sono le cose o gli eventi in sé a darci piacere, ma le emozioni che essi ci procurano.
Perché il significato vero della bellezza è nell’essere, non nell’avere.
(Alfredo Laurano)

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