mercoledì 1 aprile 2015

AGNELLI RITUALI

Pasqua, festa della Resurrezione.
No, strage degli agnelli che, dopo tre giorni, non risuscitano. Una strage che si sta consumando in queste ore.
Anche se non ci sono più riti e sacrifici dedicati a una qualche divinità, in nome di una qualche religione, resta la tradizione della tavola imbandita, dell’abbuffarsi d’abbacchio e di regalare, ipocritamente, ai bambini l’agnellino di zucchero, con fiocchetto rosso e campanellino.

Gli agnellini ci ispirano tenerezza quando li vediamo, eppure a un mese di vita vengono strappati alle madri, costretti a lunghi viaggi terribili ed estenuanti su tir strapieni, per arrivare a un lurido macello in cui gli animali terrorizzati vengono immobilizzati, storditi, appesi a un gancio per una zampa, e lasciati dissanguare. 
Prima di essere appesi sentono l'odore del sangue e le urla di terrore dei loro compagni.
Agnelli che vengono legati insieme, «a mazzi», per le zampe anteriori e appesi per essere pesati. 
Agnelli che camminano sul sangue e urlano mentre vengono spinti con la forza al macello. E ancora agnelli che vengono issati a testa in giù, storditi con una scarica di corrente elettrica e sgozzati, mentre alcuni di loro ancora si agitano e sono coscienti.

Tutto questo, perché? Solo perché a molti piace mangiarli! Non potrebbe esistere un motivo più futile per sottoporre questi cuccioli a tanta sofferenza, e alla morte.

Ogni anno a Pasqua vengono uccisi 900 mila tra agnelli, capre e pecore. 

Animali che arrivano quasi tutti dai paesi dell'est, con lunghi "viaggi della morte", stipati in camion in condizioni insostenibili (molti arrivano al macello più morti che vivi) e mai sottoposti a controlli.
Salvarli è facile: basta non mangiare agnello a Pasqua, né in nessun'altra occasione.

30 aprile 2015      (Alfredo Laurano)


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