mercoledì 1 aprile 2015

MI ARRENDO

Questa è Hudea, una piccola siriana di quattro anni, arrivata al campo profughi di Atmeh - a circa 10 km dal confine turco - con sua madre e due fratelli, dopo un viaggio di 150 km. Quando si è trovata di fronte il fotografo Osman Sagirli, che le puntava l’obiettivo della macchina fotografica per un reportage, ha alzato le mani in segno di resa, con l'espressione preoccupata: la sua foto ha fatto il giro del mondo ed è stato condivisa in pochi giorni più di 10.000 volte.
Non era un fucile, ma poteva esserlo e per lei lo era.

In un Paese, dove sono morte oltre duecentomila persone, fra cui migliaia di bambini in un conflitto definito civile (?) è normale e possibile che una bimba scambi un obiettivo per la canna di un fucile, perché quello ha visto tutti i giorni nella sua precaria esistenza.
Hudea si è arresa al gioco perverso, insensato e più feroce dell’umanità.
Ha conosciuto, nei suoi pochi anni, solo la paura, la guerra, la fame e la violenza. Non ha giocato con le bambole, nei parchi o negli asili.  
Come a tutti i bambini, vittime innocenti di quella follia, le hanno rubato l’infanzia, il sorriso, i sogni e la fantasia.

1 aprile 2015   (Alfredo Laurano)

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