sabato 25 aprile 2015

STORIE DI QUOTIDIANO EROISMO

A settant’anni dalla Liberazione del 25 aprile, la Resistenza non è ancora diventata patrimonio comune, una data storica di tutti gli italiani da celebrare, con spirito di pace e gratitudine, per ricordare chi seppe combattere e resistere, sacrificare la propria vita e versare il proprio sangue.
Resta un tema fortemente strumentalizzato e capace ancora di dividere.

 Forse perché siamo abituati all'iconografia di una lotta armata e ideologicamente strutturata. All’ immagine, mitica e romantica, dei ribelli, con i mitra in pugno, un nome di battaglia, i fazzoletti al collo e Bella Ciao.
Ma la Resistenza non è stato solo questo.

Soldati, studenti, preti, suore, operai, intellettuali, ragazzi, anziani, casalinghe, contadini: sono tanti e diversi i protagonisti e le storie: la Resistenza è il drammatico racconto della vita di una comunità intera, non l’epopea di un’esigua minoranza o dei soli partigiani.
Di migliaia di italiani che, anche se non sono saliti in montagna, anche se non hanno sparato al nemico nazista o fascista, hanno compiuto atti di valore, di sacrificio, hanno contribuito con la loro azione umile, ma decisiva, al riscatto di un’intera comunità nazionale. 

È la ribellione di uomini e donne comuni, di classe sociale, idee politiche e religiose diverse, uniti dalla comune volontà di lottare per la liberazione. 
Non un’antologia di eroi, ma di tante storie di piccoli e grandi atti di eroismo, che hanno costituito la tragedia di una nazione chiamata a reagire, spontaneamente, nel momento più difficile della sua storia.

Oltre ai nostri padri e ai nostri nonni, ce l’hanno ben raccontato la letteratura e il cinema di Rossellini e del neorealismo, che hanno fedelmente rappresentato e ricostruito quegli eventi e, superbamente, anche la musica e la pittura (Guttuso). 
Tutte queste forme d’arte hanno icasticamente interpretato quel sentimento spontaneo e popolare che cementava l’appartenenza nazionale e il riscatto della ragione e della volontà, sulle macerie di una dittatura che aveva umiliato e devastato l’Italia.
Per cogliere lo spirito autentico della Resistenza, bisogna uscire dallo schema rigido di quell'immaginario retorico, di parte e di tradizione, che ha accreditato l’idea di un movimento partigiano totalmente egemonizzato dai comunisti e dalla guerriglia, per ascoltare voci diverse, quelle più acute e quelle più sommesse, che alla fine compongono un unico canto corale da tutti intonato.

Lo fa bene, Aldo Cazzullo nel suo ultimo libro “Possa il mio sangue servire”, che raccoglie fatti, storie e vicende di uomini e donne che "hanno resistito", per l'appunto, al nazifascismo, come testimonianza di un’Italia che, anche nel massimo dolore e nell’attesa della fine, sa reagire con dignità e fierezza.
C’è la voce dei condannati a morte. C’è la voce dei soldati di Cefalonia. C’è la storia delle migliaia di internati in Germania, delle condizioni terribili dei campi di concentramento, del rifiuto dei diktat tedeschi. Ci sono i trecento preti uccisi dai nazisti e dai fascisti, che si accanivano contro chi, con l’abito talare, si era schierato dalla parte dei partigiani. C’è il coraggio delle suore che nascondevano i fuggiaschi nei conventi e davano asilo agli ebrei braccati, confortando i prigionieri torturati dai nazisti. La generosità dei contadini che, rischiando la vita, aprirono le porte dei casali, dei fienili e delle stalle ai giovani patrioti.

Sono tanti i gesti carichi di significato, sono tanti gli episodi di un intero popolo che reagisce all’oppressione e alla follia.
Senza santificarla e senza reticenze sulle pagine oscure che pure l’hanno macchiata, la Resistenza è stato il grande romanzo dell’esistenza precaria, della solidarietà, del coraggio, della speranza sulla disperazione.

Dalla storia degli studenti di Montesacro a Roma, ai trucidati alle Fosse Ardeatine. Dalla terribile vicenda delle donne catturate, torturate e violentate a Salvo D’Acquisto. 
Dai fratelli Cervi a Gino Bartali, che trasportava dentro il telaio della sua bicicletta le carte necessarie per fabbricare documenti falsi agli ebrei.
Tutto ciò, se osservato con onestà e schiettezza, rende più vivido e realistico il concetto di lotta di liberazione: la sfida dell’altr’Italia unita. 
La sola rappresentazione che possa finalmente sanare conflitti e rancori e depurare la nostra memoria da veleni antichi.
A settant’anni di distanza, la possibilità di riconoscersi in una storia comune non dovrebbe, in teoria, essere difficile. Se non altro per rispetto e gratitudine verso i tanti piccoli e umili eroi che si sono sacrificati per noi e per la libertà.

La Resistenza non è il patrimonio di una fazione: è un patrimonio della nazione. Anche di coloro che non lo sanno o non l’hanno ancora capito.

25 aprile 2015  (Alfredo Laurano)        









                                                                                                 






Nessun commento:

Posta un commento