giovedì 23 luglio 2020

DONNE D'ITALIA /2079


Anche Giorgia Meloni non ama molto ''Imagine” di John Lennon: “è l'inno dell'omologazione mondialista, niente religioni, niente confini. Io credo nell'indentità, senza di essa siamo solo consumatori tutti uguali delle multinazionali".
Nello studio di 'In Onda', la presidente di Fratelli d'Italia ha espresso il suo parere in merito alla famosa canzone, apprezzata in tutto il mondo, già criticata in precedenza dalla parlamentare europea Ceccardi della Lega, che l'aveva definito un "brano marxista, da non far cantare ai bambini del suo Comune”.
La lettura in evidente chiave pacifista e la condivisione del messaggio solidale, umano e universale del brano risultano del tutto sconosciute a queste due poverette, anche sul piano musicale. Meglio qualche facile e ridicola canzonetta fascista, che esalti il mito del Duce, dell’Impero e del Littorio.

Per non essere da meno, si eccita anche la pitonessa Santanchè, con tutte le sue plastiche al seguito, contro i lunghi applausi tributati al premier Conte, dopo l'informativa sugli esiti del Consiglio europeo straordinario di Bruxelles, durante il suo intervento a Palazzo Madama: "Mi ricordano un film di Fantozzi", squittisce con sciocchissima ironia e bonaria compassione. "Lasciatemi dire che questo inizio di seduta mi ha rievocato quel film, 92 minuti di applausi. Noi abbiamo tifato per l’Italia, noi ci siamo comportati da patrioti, ma qualcuno ha equivocato perché il nostro giudizio sul governo rimane sempre lo stesso: voi non siete capaci e non sarete capaci di portare fuori l’Italia da questa crisi”.
Questa esaurita ex lecchina del Caimano ed ora della sorella Carciofara, ha perpetrato a lungo i fasti di Arcore e del Bunga-bunga, senza però ricevere alcun applauso o gratificazione, ma solo fischi e pernacchie a oltranza. Pure Sallusti l’ha ripudiata.

Squallide donne d'Italia, soubrette dell'inconsistenza, del vuoto e dell’impalpabilità politica e culturale, che si esibiscono nel solito avanspettacolo da teatrino triste, nelle terre nebbiose e paludose di un paesetto padano, senza senso e senza storia.

Stanno chiaramente rosicando forte questi cialtroni di una Destra sguaiata e tamarra, a cominciare dal capitan cazzaro, intenta a recitare il solito rosario di quotidiane imbecillità e dei misteri di una fede rancida e stantia.
Si stanno distruggendo il fegato per la rabbia e per l’invidia: tra i loro banchi dilagano i bruciori di stomaco e di culo, si diffonde la gastrite atrofica e il reflusso esofageo, ai quali neanche una piantagione di Maalox darebbe un minimo sollievo.
23 luglio 2020 (Alfredo Laurano)

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