Per diversi mesi, è stato ampiamente sottovalutato e
ignorato. Un perfetto sconosciuto, un avvocato e riservato docente di
provincia, chiamato, quasi casualmente e per necessità, a vestire gli abiti
scomodi e, apparentemente, teleguidati di Presidente del Consiglio: un
obbediente prestanome, senza esperienza e peso politico, per tenere in piedi la
baracca vacillante di un governo anomalo, che non desse troppo fastidio ai
gestori reali dello stesso.
"Carneade, chi era costui"?
Che Giuseppe Conte non fosse un ominicchio o un quaquaraquà
come Renzi o un pallonaro fanfarone come Salvini, ma un uomo serio,
determinato, volitivo e capace lo si è capito in questi mesi di pandemia,
quando con decreti e polso fermo ha tenuto il timone di nave Italia fuori dalle
secche del covid 19. Le sue chiusure, anche se a volte un po' tardive, ci hanno
salvato da una strage ancor peggiore. Gli altri stati si sono adeguati a tali
misure, pagandone però le conseguenze per la leggerezza e i relativi, colpevoli
ritardi.
Ora, con altrettanta caparbietà e fermezza ha dato al
nostro Paese una vittoria significativa, se non storica in UE, in un panorama
politico squallido e mediocre.
Con un linguaggio chiaro e diretto, estraneo al
politichese, alla demagogia e al facile populismo, si è rivelato una persona
pulita e onesta, di cultura, di sapienza e di grande umanità, nella quale quasi
nessuno aveva creduto. Riservato, attento, privo di arroganza e di superbia in
un concerto afono e volgare di ragli, di selfie, di balletti e di cazzari più o
meno colorati.
21 luglio 2020 (Alfredo Laurano)
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