martedì 1 novembre 2016

PRIMA O POI

Nelle ultime 48 ore, oltre 1200 scosse di varia intensità. 
Ma non basta, non c’è solo il terremoto, la magnitudo e le scale Richter e Mercalli!

“Il Vesuvio esploderà con una potenza mai vista, non avrete il tempo di scappare.” 
Dopo il terrificante allarme lanciato del vulcanologo della York University, anche quello giapponese Nakada Setsuya avanza la medesima previsione. 
E non sono profezie di maghi o cartomanti, ma affermazioni autorevoli e attendibili di esperti ai massimi livelli.

E' importante ricordare che il Vesuvio è un vulcano attivo e non dormiente. 
Nell’impossibilità di prevedere un tale evento catastrofico con un certo anticipo, il geologo ha spiegato che i segnali da cui guardarsi sono gli sbuffi e gli eventuali rigonfiamenti del terreno che potrebbero preannunciare movimenti del magma. C’è solo un problema: a volte trascorrono pochissime ore da questi segnali alll’eventuale eruzione.

Secondo i più recenti studi, l’eruzione creerà una colonna di gas, cenere e lapilli che si innalzerà per duemila metri sopra il cratere. Valanghe di fuoco rotoleranno sui fianchi del vulcano alla velocità di cento metri al secondo con una temperatura di mille gradi centigradi, distruggendo l’intero paesaggio in un raggio di sette chilometri, spazzando via strade e case, bruciando alberi, asfissiando animali, uccidendo forse un milione di esseri umani in appena 15 minuti.
I primi paesi ad essere colpiti saranno Ottaviano, Somma Vesuviana e Boscoreale, seguiti da Torre del Greco, Ercolano e Torre Annunziata. 

Due milioni di persone vivono abbastanza vicino al Vesuvio per essere nella linea di fuoco, 700.000 di questi abitano alle porte del vulcano e sarebbero da evacuare in caso di risveglio dell’attività. 
E a 9 km di distanza c’è Napoli.
Esiste, e sarebbe pronto e aggiornato, un piano di emergenza da attuare nelle 72 ore prima del risveglio del Vesuvio.
Prevede una fase di allarme, dove centinaia di autobus  effettuerebbero migliaia di corse al giorno, trasportando nelle aree di incontro i 672 mila residenti  nella la zona rossa. Tutte le auto e i mezzi di trasporto usufruirebbero dei 21 punti di accesso e uscita individuati dalle autorità. 
Sarebbero evacuati i malati in ospedali e i detenuti nelle carceri e verrebbero messi in sicurezza i beni culturali.
Tutto il mondo è preoccupato e lancia urgenti allarmi, ma le popolazioni del vesuviano e dei Campi Flegrei continuano a vivere lì e a costruire in nome di un certo fatalismo, anche perché non sanno, e non sappiamo a quale generazione toccherà pagare il rovente conto del vulcano.
1 novembre 2016 (Alfredo Laurano)


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