lunedì 14 novembre 2016

A SAN MARTINO OGNI MOSTO DIVENTA VINO

L’undici novembre - appena passato - non è un giorno qualsiasi nel calendario e nella tradizione. E’ un giorno speciale, ricco di riti, credenze e significati.
Intanto, per la celebre poesia di Carducci che tutti abbiamo studiato, ...La nebbia agl’irti colli… poi per la leggenda di S. Martino, che affonda le radici in tempi lontani, fra storia, favole e folclore.
Nel mondo in cui i miti prendono forma e sostanza, un giorno d`autunno, l’11 novembre di tanti secoli fa, appunto, il giovane Martino - nato in Pannonia (Ungheria), prima soldato, poi eremita e infine vescovo - mentre usciva a cavallo dalla città francese di Amiens, dove viveva, vide un povero, mezzo nudo e tremante per il freddo (un successivo sogno gli rivelerà che quel mendicante fosse Gesù).
Martino si impietosì, sguainò la spada, tagliò in due il suo bel mantello di lana e ne diede la metà al povero. 
Al gesto del generoso cavaliere, seguì immediatamente un cambiamento atmosferico e il sole si mise a scaldare come in estate. Il clima tornò tiepido e diede luogo alla cosiddetta Estate di San Martino che, da allora, si ripete ogni anno.

La tradizione vuole che, proprio in virtù di questo fenomeno climatico che regalerebbe inattesi momenti di sole e temperature più miti, le famiglie contadine sfruttassero l’occasione per traslocare le aziende a termine della stagione agricola e per rinnovare i contratti di affitto dei fondi rustici, dei pascoli e dei boschi, secondo le regole della mezzadria. 
Fra le credenze legate alla cultura contadina, poi, si dice e si tramanda che “A San Martino ogni mosto diventa vino”, perché il mosto ha terminato la fase di fermentazione, si fa la svinatura e si può consumare.
E questo proverbio accompagna la degustazione del vino novello (che non vuol dire nuovo, ma prodotto con macerazione carbonica), proprio in questa circostanza, oggi un po’ anticipata dal disciplinare.

La ricorrenza è legata anche alla Festa del Ringraziamento al termine delle stagione agricola. In molte località la festa di San Martino - protettore della vite e patrono dei viticoltori, dei vendemmiatori e dei sommelier - è caratterizzata da sagre, fiere, convegni sul vino, incontri conviviali, spettacoli, canti popolari, degustazioni abbinate a prodotti tipici, pranzi con i vignaioli, passeggiate tra i filari dei vigneti.
In diversi Paesi europei e in Alto Adige, c’è la tradizione di mangiare l’oca a San Martino, perché leggenda vuole che proprio le oche fecero scoprire il nascondiglio di Martino che non voleva diventare vescovo. Diffusa è anche la processione delle lanterne e l’usanza di tenerne accesa una fino a Natale.
Molte sono, oggi, anche le “cantine aperte”, che offrono brioso novello, castagne, funghi e prodotti tipici della stagione. 
E andar per cantine, “per le vie del borgo, dal ribollir de' tini va l'aspro odor de i vini l'anime a rallegrar”, riscalda l’aria e il cuore e allontana il freddo, come prevede quello spicchio d’estate, a San Martino. 

12 novembre 2016 (Alfredo Laurano)



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