lunedì 7 novembre 2016

Accadde oggi: 6 novembre 2012. A MIMMO, AMICO MIO

A MIMMO, AMICO MIO  6 novembre 2012 alle ore 18:15


LA NOSTRA STORIA, IL NOSTRO AFFETTO, IL MIO DOLORE. ALTRO NON SO DIRE, ALTRO  NON SO FARE.

“Si accomodi... Lei ha letto l’annuncio sul Messaggero?  - “Si, stamattina presto”
“Come si chiama? - “Mimmo Laurenzi”
“Che studi ha fatto? - “Ho finito La maturità e cerco lavoro…”
“Sa, questo non è un vero e proprio lavoro: si tratta di un aiuto...  all’aiuto cancelliere che sono io… e la paga è un po’ bassina…2 o 3000 lire a settimana (io ne guadagnavo 5000)… dalle 8 a mezzogiorno!  
“Mi sta bene …. meglio che niente.”
“Quali sono i suoi interessi?
“In particolare, la musica. Canto e suono con amici.”

Galeotta la scintilla che fece scattar la scelta. Subito, fu naturale,  passammo al “tu” confidenziale e ad altri temi, personali, di conversazione.
“Sai, anch’io suono in un gruppo… potremmo anche provare a far qualcosa insieme …. Ne parlerò con i miei amici…Ci risentiamo presto!”
Alla bella presenza, all’ottima impressione che mi fece fin da subito, alla istintiva simpatia che provai per lui, si aggiunse quel particolare non da poco, che coincideva con le mie passioni del momento.
E nel mio cuore e nella mente, Mimmo sbaragliò la concorrenza.

Dopo averne parlato col capo cancelliere - che mi aveva incaricato dell’annuncio e della selezione dei possibili candidati - e caldeggiato e magnificato le qualità, la serietà e la preparazione, da me intuite nel colloquio col giovane  coetaneo, lo assunsi come mio vice ma, soprattutto, COME MIO IMMEDIATO AMICO VERO.

Questo accadeva 50 anni fa in un Ufficio di Conciliazione, vicino a Campo de’ Fiori, che per diverso tempo testimoniò la nascita e favorì la crescita di un sentimento di autentica amicizia e fece da sfondo, come quinte di teatro, alle nostre gesta di giustizia e pentagramma: tra timbri e decreti, tra musica e serate a tutto canto, tra tramezzini e calzini colorati…. comprati tutti i giorni sotto la piazza di quel palco improvvisato.
Eravamo giovani, semplici e puliti.  Carichi di entusiasmo, pieni di vita e di speranze, di note e melodie e di camicie a fiori.
E voglio ancora ricordare che mi battei non poco per far entrare il mio nuovo compagno di cancelleria nel gruppo degli altri amici cari, con cui mi dilettavo.
Ma vinsi la battaglia, con tenacia e convinzione, e Mimmo, in arte Luca Laurenzi, divenne voce solista, calda e assai sensuale degli eleganti “Rustici” nostrani.

Negli anni, anche se ognuno ha poi seguito la sua strada di lavoro e di famiglia, siam diventati sempre più intimi e fratelli; non ci siamo mai persi di vista e ci siam voluti sempre bene. Ci capivamo al volo e il nostro affetto era profondo.
Abbiamo condiviso veramente tanto o quasi tutto: avventure, esperienze, gioie, illusioni, sofferenze e situazioni un po’ paradossali, che a ogni occasione ci piaceva rievocare con sana nostalgia, più per noi stessi, che per chi ascoltava a volte, anche suo malgrado.
Le nostre storie, ripetute a iosa, erano il collante puro dei nostri sentimenti ed i paletti fissi di un  passato che ci ha legato e visto uniti.
Momenti magici, scolpiti nel tempo e nella memoria di chi resta, che hanno edificato la nostra storia parallela e buona parte del cammino, insieme agli altri amici che ci hanno preceduto.

La giovinezza presto si allontana, la vita scorre inesorabilmente, travolge persone e sentimenti  e, prima o poi, tutti ci separa.
Di quel meraviglioso gruppo, siamo ora rimasti solo in due, attoniti ed affranti. Con un gran vuoto dentro che non si può colmare. Anche perché le persone che abbiamo nella vita tanto amato - e se ne sono andate - son sempre  più di quelle che ancor ci è dato amare.
Chi ci farà più ridere con quel fare burlesco e scanzonato, con l’estro e la spontaneità di chi sa cogliere al volo un emozione o stemperare un’accesa discussione?

Così, caro amico Mimmo, ti voglio ricordare. Con la tua ironia dissacratoria,  con la battuta pronta o il sottile calembour che sempre ci hai donato,  portando un po’ di buonumore e un certo disincanto. E le grandi tavolate, le dispute su tutto, il cazzeggio puro come diversivo, le partite della Roma, le fragorose gite sul pullmino.

Canta ancora per noi, Mimmo caro.
Con Alberto al basso e Massimo alle tastiere, che avrai di certo già incontrato.
Canta per la tua compagna coraggiosa, orgoglio e vanto della tua esistenza. Per tuo figlio, per tuo nipote che hai appena visto e coccolato, per tua sorella che ti ha assistito, per gli amici e per tutti quelli che ti hanno conosciuto e amato.
E canta ancora anche per me, e lo dico  con fierezza, che fui il tuo primo scopritore e oggi ti piango.
 Canta con la tua suadente voce, dal grande schermo che non hai fatto in tempo più a comprare.
Noi ti applaudiremo,  adesso e sempre, come faceva chi tanto ti apprezzava.  
Ciao fratello mio!
Roma 6 novembre 2012        (Alfredo Laurano) 


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