mercoledì 14 settembre 2016

TRE MEZZE PIPPE E L' UROGALLO

Ha esternato di nuovo, con il solito linguaggio levigato e scadenzato ma, stavolta, anche dal sapore vagamente camorristico. 
Da padrino scaltro e scalpitante, il governatore campano De Luca spara inequivocabili sentenze che lasciano di ghiaccio, come fossero consigli della nonna o giudizi da bar sport, dopo la partita. Ma senza accalorarsi, senza alterare un mezzo sopracciglio, senza tradire la minima emozione. Un tono moderatamente epico che solo Crozza riesce ad eguagliare.
Stavolta non ce l’ha con le bamboline, ma si domanda e ci rivela chi sono i dirigenti del grande movimento Cinque Stelle. 
“Abbiamo visto emergere un trio, il Di Battista, il Luigino Di Maio e il Fico moscio: tre “mezze pippe”, dei miracolati”. Ha detto, con il suo garbato e consueto stile, lo sceriffo Vincenzo De Luca, a Lira Tv, commentando le ultime vicende romane dei pentastellati.
“Di Maio il chierichetto, Fico il moscio e l’emergente Dibba, il gallo cedrone, che nel suo tour è venuto anche in costiera amalfitana, col pretesto del referendum, per farsi i bagni. Questi tre si odiano, si abbracciano e si baciano in pubblico, ma sono falsi come Giuda, la finiscano con queste ipocrisie. 
Che vi possano ammazzare tutti quanti!”

Sic et simpliciter, ma senza rabbia, senza rancore, come fosse una sorta di augurio e con una virtuale pacca sulla spalla.
“La cosa drammatica - ha continuato lo sceriffo - è immaginare che questi soggetti possano avere in mano l’Italia. Ma finalmente il velo si è sollevato e tutte le idiozie che hanno coltivato stanno emergendo.”
A proposito di gallo cedrone, De Luca sembra sempre più essere un “personaggetto” alla Verdone: un maturo bulletto istituzionale di provincia, figlio della sua storia e della sua arroganza, che ammonisce, giudica e proclama, che non parla ma pontifica, come si addice a un vero padrino che non ha mai dubbi, ma solide certezze.
11 settembre 2016 (Alfredo Laurano)

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