venerdì 23 settembre 2016

COLEI CHE PER VILTADE FECE IL GRAN RIFIUTO

Non aspettavano altro, non aspettavano che l’ufficialità del NO alla candidatura romana alle Olimpiadi 2024 per scatenare la  demolizione della bambolina “che fa no, no, no e che si difende, come puo’, dietro la vetrina dei suoi no”,  e il conseguente assalto al tutto il Movimento che la sostiene. 
“Sarebbe da irresponsabili dire sì a questa candidatura, significherebbe assumere altri debiti, non ce la sentiamo”.
Questa rinuncia è un duro colpo per gli addetti, per gli sportivi, per il governo renziano, per i professionisti dell’opposizione, per la nazione intera.
Ma dove sono i milioni di italiani e di romani che, a detta di tutti questi delusi, vogliono le Olimpiadi a Roma? 
Quattro anni fa, quando Monti e il suo governo tecnico si schierarono allo stesso modo tutti parlarono, a Destra e Sinistra, stampa compresa, di decisione saggia e ponderata, con buona pace della vecchia partitocrazia abituata a spartirsi torte finanziarie ed appalti golosi.
Una scelta da leggere come segno di responsabilità e non di sfiducia, disse per esempio Bersani. Una decisione saggia dinanzi a troppe incognite e costi poco chiari, dissero altri. Dubbi più che fondati, visti gli esempi del passato - basta pensare all’esperienza di Italia ’90 o a più recenti mondiali di nuoto, aggiunsero altri ancora. Il governo ha preso una decisione meditata, sostennero anche le opposizioni.
Insomma, tutti trasversalmente d’accordo con il no.

E adesso che Roma risparmierà uno spreco di denaro e di cemento, simile a quello delle recenti olimpiadi brasiliane, tutti delusi e incazzati come l’offeso Malagò, che non voleva attendere la bambolina sindaca, in Campidoglio.
Il no alle Olimpiadi è diventato uno schiaffo al futuro della capitale: “i romani perdono opportunità di sviluppo, di crescita, di lavoro”, ribadisce l’altro deluso Orfini.
Anche se, in teoria vogliono dire occupazione, rigenerazione delle periferie, opportunità per il settore turistico e per il commercio, rilancio dell’urbanistica e immagine della città, per interventi diffusi, finanziati dal Comitato olimpico, su impianti sportivi, infrastrutture e trasporti, le Olimpiadi - festa non tanto dello sport, quanto del mattone - non possono diventare pretesto per nuove colate di cemento sulla città e un grande affare per le lobby dei costruttori.

E’ un seducente sogno ad occhi aperti su possibilità e vantaggi, ma chiusi sui risvolti, sulle contro indicazioni e sugli effetti collaterali, un sogno che può trasformarsi in incubo, ha detto la Virginia.
A distanza di così poco tempo, oggi tutti, o quasi, con non poca ipocrisia e malafede, parlano di occasione persa per mancanza di coraggio, per incapacità e paura di gestire un grande evento, con la scusa di evitare fonti di arricchimento illecito, ruberie e corruzione.
Evidentemente, Mafia Capitale non ha insegnato nulla.
 (Alfredo Laurano)



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