venerdì 23 settembre 2016

TAMARRI, BURINI E PARVENU

E ci mancava pure lo studio  sulla figura antropologica del ricco. Come nasce, come pensa, come vive, cosa vuole, in cosa crede, come si confronta con il resto misero dell’umanità plebea.
E non poteva pensarci che l’espertissimo Flavio Briatore, uno che di ricchezza se ne intende: “io so bene come ragiona chi ha molti soldi”, ha detto con sicura competenza, e noi di certo non ne dubitiamo.
Secondo il poco studioso manager - bocciato più volte da studente e diplomatosi geometra da privatista - nonché, accademico della scienza del profitto, i ricchi, razza sociale poco diffusa e che non cresce libera in natura, vogliono tutto e subito.
Non amano prati e musei, ma lusso, servizi impeccabili e tanta movida.
Cercano resort e hotel pluristellati, porti comodi e sicuri per i loro yacht e tanto divertimento. Non se ne fanno niente di solo mare, casette, masserie, villaggi turistici, alberghetti a due o tre stelle, tutta roba che va bene per chi vuole spendere poco e che non porta molto denaro. 

Questa, la parabola del Vangelo, secondo Briatore, padre eletto dell’elite dei paperoni, espressa durante la tavola rotonda “Prospettive a mezzogiorno”, organizzata a pochi chilometri da dove, dalla prossima estate,  aprirà il suo Twiga, ennesimo locale di lusso, con stabilimento balneare, discoteca e ristorante, sulla costa a nord di Otranto.

Se esistesse un Sindacato dei Ricchi, osserva con la consueta ironia, Michele Serra, dovrebbe querelare l’imprenditore Flavio per l’ostinazione indefessa con la quale, attraverso i decenni, lavora per equiparare la figura del ricco a quella del burino. Non che manchino i ricchi burini: basta una capatina a Porto Cervo o a Montecarlo per prenderne visione.

I pugliesi, che dei loro musei a cielo aperto - spiagge, angoli di mare, masserie, ulivi, trulli, grotte e praterie - ne fanno orgogliosamente un vanto, non hanno molto gradito questo sfoggio di aristocratico pensiero e di superiorità, finalizzato alle scelte e alle voglie capricciose di chi ragiona in termini di cospicui capitali. E’ una questione culturale che riguarda arte, bellezza e tradizioni per tutti, non di ricchezza e agio per pochi fortunati.
Quelle parole prepotenti cozzano con tutto ciò che la Puglia rappresenta e con tutto quello che i turisti della Puglia apprezzano.
Il modello di ricco tamarro - descritto da Briatore - ignorante e parvenu, arricchitosi con speculazioni e sfruttamento, dedito a ostriche, champagne, festini  e coca, non è molto apprezzato in quella splendida regione, che non ha proprio bisogno di quell’ idea di sviluppo e prosperità.
Anche perché, di recente, da quelle parti, Madonna (la cantante) ballava la popolare pizzica, mica la musica del fastoso Billionaire.

Durante il dibattito, dal pubblico, una signora gli ha gridato: “Ma chi li vuole quei ricchi”.
Forse, Briatore, della Puglia ci ha capito poco o quasi niente.
I suoi comizi su nababbi e miliardari vada a farli a Dubai, non nelle nobili terre del barocco salentino. 
(Alfredo Laurano)





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