martedì 20 settembre 2016

“STRAPPA” UN CRODINO

Qualcuno - esperto, specialista, romanistologo, calciofilo - dovrebbe forse rispondere, magari dopo approfonditi studi e analisi, ad alcune domande ontologiche sulle qualità dell'esistenza delle cose che vivono e accadono intorno a una squadra di calcio che si chiama A.S. Roma.
E’ normale cadere a Firenze e sciupare l'occasione di scavalcare la Juve e raggiungere in vetta alla classifica il Napoli a sette minuti dalla fine, dopo aver sciupato occasioni e dominato tutto il primo tempo e buona parte del secondo?
E’ normale prendere un gol su evidente fuorigioco monumentale attivo di un avversario che copre la visuale del portiere?  E che né arbitro, né segnalinee, né assistente di porta hanno visto?
E’ normale prendere una ginocchiata da dietro, davanti alla porta avversaria, e non prendere il rigore?
E’  normale che un marcantonio bosniaco di un metro e novantatre centimetri si impegni, corra in campo, faccia pressing, collabori, entri nel vivo del gioco, ma si muova in area con la velocità di un elefante e si divori almeno tre goal a partita?
Ce ne sarebbero tante altre di domande sulla rosa, sulla presidenza, sulla campagna acquisti, sui soldi buttati da Sabatini (Doumbia, Iturbe, Jesus…)  Quel che resta, oggi, è una sconfitta dal sapore beffardo in una partita sprecata come poche e che ha visto Totti giocare solo dieci minuti.

Per chiudere questa amara e certamente inutile riflessione, una nota di carattere cromatico di tendenza.
Ma chi ha concepito quella terza maglia fosforescente, sfumata di rosso Aperol e giallo Crodino - forse ritrovata abbandonata fra i costumi di scarto della pubblicità di spritz o apertivi - che fa male agli occhi, oltre a fare schifo.
Almeno, avidi padroni americani, rispettate e lasciateci i nostri tradizionali colori, il giallo ocra e il rosso pompeiano, che appartengono alla storia capitolina, non alla vostra.
E carcerate lo stilista.
19 settembre 2016 (Alfredo Laurano)


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