sabato 30 maggio 2015

LISTOFANTI

Secondo quelli del PD, il problema non sono gli impresentabili (cioè indecenti, improponibili) del partito o delle varie liste che lo appoggiano, ma è Rosi Bindi - presidente dell’Antimafia che ha stilato quella lista dei sedici di varia estrazione - che avrebbe trovato il modo di consumare la sua vendetta personale contro Renzi.
Ma l'aspetto buffo e paradossale di questa vicenda all'italiana è che, nel Paese più corrotto d’Europa, si candida un personaggio come De Luca – molto amato nella sua Salerno – che, secondo la legge Severino, se eletto dovrebbe subito decadere.
Però è eleggibile... ma la logica di tutto questo dove sta?
Sembra un passaggio comico di Totò alle elezioni.
Secondo l'Antimafia, il sindaco sarebbe incandidabile non per la condanna in primo grado per abuso d'ufficio, su cui interverrà la Severino, salvo sorprese, ma perché "pende un giudizio a suo carico per il reato di concussione continuata”.
Risultato? Nel Pd si reagisce secondo il puro stile berlusconiano.
Si parla di “barbarie politica” (Zanda), di “processi di piazza” (Orfini), di “attentato alla Costituzione” (Carbone). Molti silenzi imbarazzati e sospensioni di giudizio.
Ma per fortuna c’è ancora qualche politico serio e onesto, come la Bindi - ritenuta dal rottamatore folle un pezzo di archeologia politica - sotto attacco e invisa per non essersi schierata col ducetto fiorentino. Per il quale “usa la Commissione per regolare i conti.”
Ma non bastava semplicemente non candidare De Luca? Troppo poco logico e ingannevole.
Impresentabili, improponibili, incandidabili?   Basta che portino voti.
E li portano, forse, proprio perché sono impresentabili.
30 maggio 2015    (Alfredo Laurano)

                                                   

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