giovedì 28 maggio 2015

GIOCHI BRUTALI

Anche se omicidi, violenze, stupri e aggressioni sono ormai all’ordine del giorno e si ripetono con la frequenza del respiro, non si può non restare coinvolti da certi fatti di cronaca che, più di altri, colpiscono per la loro assurdità e per la loro incongruenza. Diventano di cronaca, si, perché di pubblica discussione - ognuno giudica, condanna e afferma la propria verità - ma sono in realtà tragiche vicende umane che chiamano in causa sentimenti, dolore, disperazione, responsabilità.
La rete informativa, la comunicazione globale non stop ce li sbatte pesantemente sotto gli occhi, in continuazione e non possiamo, pertanto, restarne emotivamente immuni, né come persone, né come cittadini, né, soprattutto, come genitori.

Alla base, oltre al bombardamento mediatico, c’è sempre, forse, la voglia di sapere, di capire, di spiegare, di soddisfare quella innata curiosità umana che legittima e giustifica la funzione intellettuale e che costituisce la premessa di ogni conoscenza e, quindi, della scienza.
Per queste ragioni non possiamo sopportare l’omertà, i silenzi, le verità nascoste, né le forme di volgarissimo bullismo, ben lontane da quella che una volta era sana goliardia.

L’assurda morte del diciannovenne padovano, precipitato dal quinto piano di un grande hotel di Milano, dopo aver visitato l’Expo, è qualcosa di insensato e di incredibile.
Lo è per chiunque sia dotato di un minimo di sensibilità, di buon senso e di razionalità, ma lo è in particolare per quei poveri dignitosissimi genitori che, pur nella stoica accettazione dell’accaduto, non possono darsi pace, non possono chiarire cause e circostanze o trovare uno straccio di ragione. Hanno il sacrosanto diritto di sapere.
Nascondere la verità è tra le peggiori vergogne che un essere umano possa praticare, soprattutto quando non ci sono appigli o motivazioni che possano alterarla, condizionarla o mistificarla.

“Domenico - dice la madre e chi lo conosceva bene - era un ragazzo accorto, maturo, e responsabile. Non era il tipo che si faceva coinvolgere in bravate, con equilibrismi su cornicioni o davanzali, men che meno al quinto piano. Sarebbe un comportamento anomalo, non è assolutamente in linea con il suo modo di essere. Se è stato uno scherzo, è crudele e disumano. L'unica ipotesi è che sia stato spinto giù.”

Uno scherzo idiota finito in tragedia, quindi, come molti pensano e forse anche gli inquirenti: gli hanno dato qualcosa per farlo sentire male, poi, in preda agli spasmi, lo hanno preso per le braccia e per le gambe e trascinato, senza slip, a quella finestra per farlo defecare nel vuoto, fuori dal davanzale. Ma non hanno saputo sorreggerlo e il ragazzo, nell’agitazione e nella vergogna, è caduto giù, nel vuoto per l’ultimo suo viaggio.

In certe occasioni di spregiudicatezza giovanile - come può essere una gita scolastica - si liberano facilmente sfrenate fantasie ludiche, a danno della ragionevolezza e della lucidità. In assenza di regole e controlli, si afferma spesso un capo branco, il più spavaldo e paraculo, che si erige a leader e che guida allo scherzo, alla sfida e alla burla un nugolo di altri bulletti, pronti a infierire con ferocia e disinvoltura, il cui trastullo confina col sadismo.
Se è andata così, i responsabili devono essere individuati e adeguatamente puniti.
Solo così questa folle, paradossale morte può avere un significato: quello del coraggio della verità.
Per rispetto, almeno, di due genitori che non sono più tali.

28 maggio 2015   (Alfredo Laurano)

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