venerdì 8 maggio 2015

NUTRIRE EXPO

Centocinquanta ristoranti, bar, corner food, chioschi e furgoncini Street food. È Expo, il più grande ristorante del mondo. 
Un toast al prosciutto cotto? Cinque euro. Un panino con le acciughe? Sei euro.
Per un piatto di trofie al pesto si spendono 12 euro, un fritto misto 14 e il risotto cacio e pepe alla lombarda 13. Per degustare il prosciutto iberico seduti si pagano 35 euro, 12 per una tortilla (tre fettine) di patate 12. Una paella, invece, costa 16 euro. 
La churrascaria brasiliana (carne alla griglia) è in offerta promozionale da 55 a 45 euro, magari con una costelinha de puerco in meno). 
Prezzi stellari anche per bevande e acqua minerale. I distributori di acqua potabile, gratuita non funzionano o non si trovano.
 Famiglie con bambini al seguito, provenienti da tutto il mondo, vorrebbero provare piatti che arrivano da ogni angolo del pianeta e, soprattutto, le eccellenze italiane, senza chiedere mutui o finanziamenti.
 E così, quella che dovrebbe essere l’occasione per far conoscere specialità tradizionali, rischia di diventare l’ennesima trappola per turisti, il solito business all’italiana.

Nutrire il Pianeta è lo slogan di Expo 2015. Ma non proprio a prezzi popolari.
Per nutrire i visitatori, che già hanno ben pagato l’ingresso, occorre un ricco portafoglio.
Anche per un caffè si arriva a 1 euro e 50. E se c’è una (carissima) macchiolina di latte: 2 euro e crepi l’avarizia. 
E alla fine, tutti (o molti) andranno a nutrirsi da Mc Donald e i bambini e le multinazionali son contenti.

7 maggio 2015   (Alfredo Laurano)

Nessun commento:

Posta un commento