martedì 12 maggio 2015

SCALZI PER ALLAH

Alla Biennale di Venezia 2015, una chiesa in disuso, Santa Maria della Misericordia, si trasforma in moschea: sono ricostruiti tutti i dettagli per trasformare la chiesa in una “perfetta” moschea. 
Ci sono i lampadari appesi, il tappeto per terra orientato verso la Mecca, lo spazio per la preghiera, le entrate diverse per donne e uomini, i muri barocchi adornati con scritte in arabo. Quando si entra si devono lasciare le scarpe negli armadietti, indossare il velo. L’ex contenitore dell’acqua santa all’ingresso giace, dimenticato, accanto al distributore di foulard per i turisti.
Al suo interno si prega Allah, ma è pur sempre una installazione artistica - così è stata autorizzata – un padiglione espositivo, un’opera d’arte, non un luogo di culto.

Ma un docente di Scienze religiose e storia dell’arte antica e medievale sabato è stato al centro di una vivace polemica: si è rifiutato di togliersi le scarpe per visitare questo padiglione islandese “The Mosque", allestito dall'artista Buchel.
E, visto che per questo motivo non lo facevano entrare nello stand-moschea, ha chiamato la polizia, sostenendo, a ragione, che le modalità di ingresso, compreso l’abbigliamento, non possono essere difformi da quelle previste per qualsiasi altro luogo espositivo della Biennale.
Insomma, non si può utilizzare un padiglione espositivo quale luogo di culto: mancano le autorizzazioni, sia religiose che amministrative.
“Mi veniva impedito di entrare, senza togliere le scarpe, imponendo il rispetto, ma rispetto per cosa: per il tappeto? O per il luogo islamico? All’interno infatti vi erano persone musulmane che pregavano.
Togliere le scarpe è un atto di culto: gravissimo imporlo a chi religioso non è. Se uno visita un padiglione d’arte intende conoscere le forme artistiche e non subire una regola religiosa, volutamente provocatoria.”

In effetti quella chiesa è stata trasformata a tutti gli effetti in moschea senza alcuna autorizzazione e sembra che la comunità islamica vi abbia già programmato il ramadan.
Né si conosce quale autorità abbiano gli islandesi per vietare l’ingresso a cittadini italiani e stranieri in uno spazio pubblico che di fatto è una moschea. Ma il luogo di culto è autorizzato dalla prefettura? Il Questore ne è al corrente?

È molto difficile promuovere un dialogo interreligioso su queste basi. Ma un certo Islam, è noto, non chiede, impone. Gli pseudo artisti islandesi, in questo caso, anche.
Cosa direbbe l'opinione pubblica se un gruppo di cattolici organizzasse una mostra di dipinti, croci, immagini di Cristi, santi e madonne ed imponesse ai visitatori di farsi il segno della croce e genuflettersi? 
11 maggio 2015   (Alfredo Laurano)



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