sabato 28 marzo 2015

QUESTA SE LA POTEVA RISPARMIARE

Non c’è spazio per la pietà, per il dolore, per la commozione, anche collettiva. Ormai si specula su tutto, anche sulle tragedie umane.
L’infelice uscita, poco comica e molto volgare, di Beppe Grullo è un’offesa alla memoria di 150 innocenti, un insulto ad altrettante famiglie colpite, alla sensibilità di tanti cittadini del mondo.
L’Italia depressa, scrive sul blog, è governata da un uomo solo al comando, come il boing fatto precipitare dal pilota suicida, responsabile (pare) dello schianto: ci sono inquietanti analogie tra i due. “Entrambi si sono chiusi dentro eliminando ogni interferenza esterna. I passeggeri dell'Airbus hanno capito solo all'ultimo che il copilota li stava portando al disastro, dopo otto lunghi minuti. Anche l'Italia lo capirà all'ultimo, quando non ci sarà più niente da fare.”

Anche se sul piano dialettico, l’allegoria ci può stare, l’accostamento appare quanto meno azzardato, inopportuno e di pessimo gusto.
Non serve nemmeno ad aumentare lo spessore delle abbondanti critiche al ducetto fiorentino che in molti condividiamo. Anzi, ne fa il gioco, soprattutto su chi punta sul fastidio e sul disgusto.
E’ l’ennesimo autogol di un leader della piazza, ma non della ragione, che ignora le più elementari norme della psicologia sociale.
L’ironia macabra di Grillo crea biasimo e malumore anche fra i suoi militanti, che scrivono di evitare sparate come questa, che non si può sfruttare una tragedia per fare propaganda politica. Che non si possono insultare tante vittime innocenti: “ora i media ci massacreranno", scrive qualcuno. “Ti metti sullo stesso piano degli sciacalli che mangiano sulle disgrazie altrui. I 5 Stelle devono vincere per la validità delle loro ragioni, non per sensazionalismo.  Non ti accomunare alla Santanchè! La gente ricorderà solo questo, non le nostre battaglie per innovazioni e giustizia".

Il diritto alla libertà d'espressione non può avere un limite, ma non deve nemmeno superare la soglia del cattivo gusto, per il piacere di una battuta o per la gag del giorno.
Che non fa ridere nessuno.

27 marzo 2015                              (Alfredo Laurano)

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