sabato 7 marzo 2015

LE MAGNIFICHE SETTE


I fili del telefono sono tagliati, il cancello invalicabile, l’automobile sabotata.
Nella Francia di qualche decennio fa, in una villa di campagna, isolata dalla neve, sette donne scoprono il padrone di casa, Marcel, nella propria camera, con un coltello conficcato nella schiena. Chi l’ha ucciso?
Non si può uscire, non si può chiamare la polizia: non resta altro che attendere e indagare l’accaduto. Nessuno, comunque, può e deve lasciare la casa: tutte sono possibili assassine.

Ognuna dà la sua versione dei fatti sulla notte passata, ognuna dice la sua, contraddicendo e accusandosi a vicenda, con non poca repressa cattiveria.
Una contro l’altra, tutte contro tutte: nessuno è quello che sembra, nessuno fa quello che dice, nessuno dice quello che fa, in un intrigo davvero affascinante.
Esibiscono a turno le loro pulsioni e i loro segreti più nascosti in una sorta di confessione catartica e collettiva che libera le coscienze, costrette dalle convenzioni sociali.

Il meccanismo del fitto dialogo teatrale, consente così di mettere a nudo anche vizi (tanti) e virtù (poche) e le tante ipocrisie della società piccolo borghese, con un sottile sarcasmo degno di Buñuel.
Senza più freni inibitori, le donne sulla scena - madri, figlie, cognate, sorelle - si scagliano frecce d’odio e di rancore, con ferocia e malignità, perché, via via si scopre che ciascuna, a vario titolo, aveva un valido motivo per volere la morte di Marcel.

Nella pièce teatrale “Sette donne e un mistero”, replicata ieri alla Sala Petrolini di Castel Gandolfo, si integrano il giallo e la commedia brillante e grottesca, in un divertente noir tutto al femminile, con gli ingredienti tipici di un classico alla Agatha Christie.
Il tutto sotto il segno dell'ironia e con un ritmo narrativo costantemente incalzante, che prelude a un gioco al massacro, in cui le sette protagoniste si fronteggiano e si disprezzano, senza risparmiare colpi, tirando fuori i propri scheletri nell'armadio: tradimenti, passioni illecite, inganni, avvelenamenti, sorprese, rivelazioni, tresche e altarini vari. Ma solo una di loro è colpevole: quale?

La padrona di casa è Gaby (Simona Lattes), moglie autoritaria e determinata del morto, amante del lusso, ma sicuramente infelice. Anela una fuga d'amore con un giovane, che però la tradisce con la ambigua cognata Pierrette (Irma Ricco), oppressa da problemi economici. Ospita, in casa, sua sorella Augustine (Giusi Martone), algida zitella che si finge cardiopatica, che legge di nascosto romanzi rosa e tenta di sedurre il cognato Marcel, sbandierando la propria castità, e la loro Mamy (Ornella Petrucci), vedova, che finge di essere costretta sulla sedia a rotelle, che ha avvelenato il proprio marito e che detiene, con avidità, titoli e azioni.
Ad occuparsi della casa c’è una bella cameriera bionda, Louise (Lara Fiorini), educata e contenuta nei modi, ma sindacalmente consapevole, amante segreta del povero Marcel, e Chanel (Flaminia Scardaone), la governante che ha una relazione lesbica con Pierrette ed è gelosa dei rapporti, un po’ “particolari” di quest'ultima con il fratello Marcel.
La settima donna è la giovanissima Suzon (Marilisa Iannuzzo), figlia di Gaby e di Marcel, scandalosamente incinta, particolarmente ispirata nei panni congeniali di una Poirot al femminile.
Tutte brave, le sette magnifiche attrici che, tra bugie, recite e finzioni, disegnano limpidamente gli stravaganti personaggi - non proprio da oratorio e un po’ peccaminosi - rappresentandoli, con coerenza e con la giusta malizia, secondo le trame più oscure e più proprie dell’universo femminile.
Ne delineano, nelle varie tappe evolutive - dall’adolescente al più maturo - le ambizioni, le passioni, le tensioni sessuali, giocando sull’ambiguità delle pruderie e dei sentimenti. Divertono il pubblico e sanno stupire, senza eccessi retorici o da palcoscenico, pur nella dimensione amatoriale, ma ricca di professionalità e sostenuta da indubitabile passione. Anche i tempi di scena e di regia sono giusti e misurati.
E il finale, come nei gialli classici di Agata Christie, ci regala un insospettabile colpo di scena.

La commedia si rifà a “Otto donne e un mistero”, un film francese di François Ozon, con Catherine Deneuve, Isabelle Huppert, Fanny Ardant, di una dozzina di anni fa.
Questo è un remake ben riuscito, gradevole e coinvolgente, dove attrice e personaggio coincidono a misura, anche da un punto di vista fisico: nessuna potrebbe essere più giusta nella parte. Tutte brave, capaci e misurate le magnifiche sette fanciulle, in un cast aderente e ben assortito.
Uno spettacolo piacevole e godibile, dai toni e dai temi appena trasgressivi, da degustare con la giusta dose di mistero.

7 marzo 2015        (Alfredo Laurano)     
                                

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