giovedì 26 marzo 2015

OLTRE LA FICTION


E’ vero, e anche commovente, il pizzettaro che insegue l’auto del papa per donargli al volo una fumante pizza margherita: generosità, fantasia e genuino spirito napoletano.
Ma altrettanto vera è l’altra realtà che fa di questo Paese il regno della contraddizione e dell’incredibile, dove contrasti, diversità e incongruenze trovano la massima esaltazione nel vivere quotidiano, tra ironia, buonumore e disperazione.
Tanta miseria, tanta ignoranza, tanta emarginazione tengono in vita abbondanti sacche di cultura della prepotenza e dell’arroganza, in assenza dello Stato e delle carenti Istituzioni. Retaggio antico di storie vere di sopraffazione, discriminazione e sfruttamento, di identità e tradizioni secolari, spesso calpestate da chiunque.

La guerra tra clan si svolge all’aperto, per le strade, tra gente che scappa terrorizzata, bambini e animali di passaggio, mentre motociclette di camorristi si inseguono e sparano all’impazzata: un Far West all’ombra del Vesuvio e al suon di mandolino, senza cavalli e senza sceriffi con la stella!
Abbiamo appena visto i video dei carabinieri che dopo queste scene alla “Gomorra", mostrano anche la quiete dopo la tempesta: finita la sparatoria la vita torna normale, come se si mettesse in conto che per le strade di Ponticelli ci si può imbattere in uno scontro tra bande e che, nel caso, bisogna semplicemente accelerare il passo. “Non vedete una somiglianza con l'abitudine di chi vive sotto il tiro dei cecchini?”, osserva Saviano.
L'espressione che comunemente usiamo, "sembra un film!", descrive qualcosa di straordinario e spettacolare. Talmente spettacolare da ricordare la fiction, la costruzione filmica. Talmente esagerata da non poter essere considerata reale e, quindi, in un certo senso, rassicurante.

La realtà ci spaventa. Le telecamere e le cimici, oggi disseminate dappertutto, mostrano ogni dettaglio di ciò che accade. Questa narrazione, così puntuale e precisa, modifica i canoni tradizionali dei nostri schemi mentali e della percezione oggettiva delle differenze tra fiction e realtà, i cui rispettivi piani si sovrappongono facilmente. E tutto si confonde.
Non è più il racconto o l’interpretazione o la ricostruzione dei fatti, è la cronaca vera, cruda e reale. Le immagini, anche le più drammatiche e violente, sono neutre, fredde, asettiche, impersonali, prive di qualsiasi partecipazione emotiva.
Ricordo, per esempio, quelle di qualche tempo fa di un feroce omicidio a bruciapelo, davanti a un bar, con gente che, con disinvoltura, scavalcava il morto in terra, appena ammazzato.

Ieri, un’ennesima rapina in un supermercato di Ottaviano, con tanto di reazione, di inseguimento e sparatoria, finita nel sangue. I rapinatori erano due carabinieri e questo aumenta lo sconcerto, l’indignazione e un certo stordimento. Aspettiamo di osservare cosa ci farà vedere il reality delle camere indiscrete.
Si vive e si recita alla stessa maniera – dice, intelligentemente, sempre Roberto Saviano – anche grazie agli smartphone che hanno la capacità di catturare foto o video in qualsiasi momento, che spesso diventano prove e documenti importanti di indagine e giudizio. Realtà e finzione si integrano e si incrociano nell’ordinaria follia del quotidiano, in un clima di ansia, di paura e, molto spesso, di indifferenza, anche ai fini di giustizia.
Forse, bisognerebbe ribaltare il commento, quando si guarda un film, bisognerebbe dire: sembra la realtà.

26 marzo 2015     (Alfredo Laurano)

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