giovedì 19 marzo 2015

CHE BELLA CERA, ONOFRIO!

Un intervento duro, ironico e sprezzante, forte nei toni e nel linguaggio. Forse troppo - come spesso accade ai “duri e puri” a Cinquestelle - quello di Laura Castelli contro Matteo Renzi, durante il dibattito alla Camera sul prossimo Consiglio Europeo: “Questo piano Juncker fa talmente pena che mi viene il dubbio l’abbia scritto lei, presidente Renzi. Sembra che questo governo abbia infettato l’Europa di una peste bubbonica”.

Mr. Arrogance, seduto al banco del governo, non ascolta, non guarda, ridacchia, scambia biglietti con il ministro Poletti e con altri deputati e la Castelli lo riprende: “Lei viene in Aula per scambiarsi foglietti con gli altri colleghi, o per sfogliare un libro, invece di ascoltare i deputati, e nemmeno alza la testa quando qualcuno le parla. O sta leggendo le intercettazioni di Incalza? Se ancora una volta lei ci parlerà di Tav, di Mose e di altre grandi opere, io le assicuro che è a rischio lei e il suo governo. La magistratura andrà avanti a verificare come il suo governo gestisce consulenze e soldi degli italiani”.

Parole amare, chiare, inequivocabili e pungenti, ben lontane da metafore leziose o garberie retoriche.
Renzi scuote più volte il capo e gioca con il suo smartphone. 
E’ ormai evidente che considera i Cinquestelle dei poveracci che abbaiano alla luna, degli utopisti dell’onestà: ne ha tutto il diritto di pensarlo.
Ma non hanno alcun diritto e giustificazione la sua consueta arroganza e la sua nota strafottenza.
Il suo atteggiamento è insopportabile, maleducato e borioso. Da aspirante Onofrio, Marchesetto del Grillo, bagnato in Arno e ornato di giglio sul mantello: “perché io so’ io e voi nun siete…”
La giovane deputata - quella dell’altro Grillo - parla con passione di illegalità, la sua ministrella Boschi, sempre devota e accanto, mastica il chewingum, altri sono al telefono o leggono l’oroscopo sui tablet, mentre lui - cotanto Presidente del Consiglio - la ignora ed è in tutt’altre faccende affaccendato. Come fa con i sindacati, con l’opposizione e i cittadini.

Sberleffi e supponenza per coprire l’imbarazzo e mostrare indifferenza: “a un palmo dal culo mio”, sembra voler significare. Come, in effetti, si dice a Roma e diceva Pulcinella.
Con i suoi tic e le sue smorfie, per qualcuno, l’Onofrio fiorentino sembra un modello perfetto per i musei di Madame Tussaud, dove forse lo trasferiranno presto.
Dopo esser passato, però, tra i pupazzetti delle bancarelle di S. Gregorio Armeno…
19 marzo 2015      (Alfredo Laurano)


Nessun commento:

Posta un commento