martedì 7 gennaio 2020

RULA TU NON SAI DIRMI PERCHÉ (L'Operetta) /1942


La Rai sovranista, quella che surrettiziamente solletica, ma con la dovuta discrezione, gli insani pruriti e le insofferenze dell’utente medio, benpensante e perbenista, xenofobo e intollerante quanto basta, ha deciso: Rula Jebreal, giornalista palestinese naturalizzata italiana, consigliera del presidente francese Macron per il gender gap, analista di politica estera, nota al pubblico televisivo dagli inizi a La7 all'Annozero di Michele Santoro (2006), autrice di romanzi, impegnata in campagne sui diritti umani, non sarà al fianco del pacioso Amadeus al prossimo Festival di Sanremo. Sarebbe troppo divisiva, inquietante, preoccupante. Soprattutto destabilizzante.
Eppure, sul quel palco dei fiori e delle note da operetta, specchio della pigra e oziosa Italia, ci son passati in tanti e tante: giornalisti, politici, intellettuali veri o presunti, soubrette con farfallina all’inguine, comici e pagliacci vari, sportivi e persino un premio nobel, a fare da valletto a Fabio Fazio, e un aspirante suicida dal loggione. Dalla Parietti a Brigitte Nielsen, dalla Ferilli alla Pivetti, dalla Marini a Claudia Koll, da Anna Falchi a Manuela Arcuri, a Laetizia Casta, a Michelle Hunziker…
Insomma cani (di razza o meno) e porci.
Ma Rula no, troppo preparata, colta e capace. Rula non è gradita da “mamma RAI”, ma soprattutto dall’inutile Capezzone, che “ancor si muove”, e dalla stridente “Santa de che”, italiana, mamma, cattolica, imprenditrice, parlamentare, “personaggio fisso della tv”, che giustamente si incazzerebbero parecchio, qualora una donna palestinese, filoislamica, pagata con i soldi degli italiani, dovesse parlare di fascismo di razzismo e di diritti, da quel palco.
Meglio invitare Chiara Ferragni o la sorella baby di Belen, con o senza farfallina, o la bambola Diletta Leotta, che di calcio se ne intende, o la fidanzata di CR7 Ronaldo. Meglio buttarla sul pallone che sulla politica del Medio Oriente.
“Evidentemente - afferma Rula - qualcuno si è spaventato che venisse offerta una ribalta a italiani nuovi, a persone diverse come me che appartengono a un'Italia inclusiva, tollerante, aperta al mondo, impegnata in missioni di dialogo e di pace”.
Perché Sanremo è Sanremo, non è mica un campo profughi. (Alfredo Laurano)

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