“Si
vis pacem, para bellum (Se vuoi la pace, prepara la guerra) deve aver pensato, a modo suo, quella
volpe rossa di Donald Trump, quando ha ordinato l’assassinio mirato del generale
iraniano Soleimani.
Rischiamo il terzo conflitto mondiale, forse nucleare, per
questo criminale, delinquente, assassino, che usa la guerra come arma di
distrazione di massa, per depistare rispetto al suo "impeachment" e
preparare il terreno per la sua rielezione.
E, mentre analisti ed esperti internazionali ci spiegano
ciò che sta avvenendo con tutte le precauzioni, i timori e le preoccupazioni del
quadro politico mondiale, la decisione di Trump è condannata da quasi tutte le
comunità internazionali (“è da dementi
gettare benzina sul fuoco, in uno scenario già difficile. Neanche Israele era
arrivata a tanto”).
Da noi, le prese di posizione più autorevoli sono quelle
dell’altra madonna televisiva illuminata, Paola Ferrari, nota al mondo per saper
accavallare le gambe, farsi colpire dal fascio di luce semidivina (alla Barbara
D’Urso) e condurre la Domenica Sportiva: "Grande
azione dell'intelligence americana contro un loro nemico giurato. Finalmente
qualcuno con le palle. Ne avessimo anche noi invece politicamente corretti
capaci solo di subire e criticare”. Così sentenzia, di tre quarti,
la strarifatta diva dei pallonari stanchi, ma attenti alle sue generose curve
plastiche da stadio.
Poi, il solito cazzaro verde Salvini, che si schiera
subito, anima e corpo e senza nessuna esitazione, con il misogino, razzista
tycoon americano: “Donne e uomini liberi,
alla faccia dei silenzi dei pavidi dell’Italia e dell’Unione Europea, devono
ringraziare Trump e la democrazia americana per aver eliminato uno
degli uomini più pericolosi e spietati al mondo”. E qui conclude la sua
missione comunicativa: il precario equilibrio messo in pericolo, le possibili
conseguenze, la guerra, i probabili attentati e le conseguenti azioni
terroristiche sembrano non interessarlo affatto.
Ma glielo spiega, come sempre, puntualmente, il lucido
Travaglio.
Sapete a cosa può portare questo colpo di genio di Trump? A
una guerra devastante in Medio Oriente.
Sapete a cosa porterebbe una guerra in Medio Oriente? A
milioni, milioni di profughi. Lo abbiamo visto in questi anni con le guerre
esplose in Siria, Iraq, nel Nord Africa.
E sapete dove andranno questi milioni di profughi?
In Europa. No, non da Trump, non negli Usa. I barconi lì
non arrivano. Ma in Italia e in Europa sì.
E attenzione: parliamo di profughi di guerra. Non di
migranti economici. I profughi di guerra hanno diritto d’asilo sempre e
comunque.
E sapete chi lo ha sempre detto? Proprio lui, Salvini. Vi ricordo
le sue parole: “Chi scappa dalla guerra è
un mio fratello. E deve avere le porte aperte da me e da chiunque altro. Questo
le televisioni non ve lo verranno a dire”.
Quindi Salvini esulta e sostiene un’azione che non solo da
oggi mette in pericolo le truppe italiane in missione in Iraq, ma potrebbe
creare milioni di profughi diretti in Europa già nei prossimi mesi, e che lui
ha già detto di voler accogliere.
Ora, fatemi capire, cos’altro deve fare questo tizio per
farvi capire che vi prende per il culo da anni?
Gli americani “non si sono resi conto di quale grande
errore” hanno fatto - ha dichiarato il presidente iraniano Rohani - “Vedranno
gli effetti di questa azione criminale non solo oggi, ma negli anni a venire”.
Trump e la CIA, non solo devastano le democrazie del sud
America, ora destabilizzano ancora il Medio Oriente, compromettendo gli
equilibri mondiali. Non sono bastati Iraq, Jugoslavia, Libia, Siria e Ucraina
per apprezzare le migrazioni "forzate" dei popoli, le vendette dei
terroristi, le crisi finanziarie, la compressione della libertà e dei diritti
civili.
Intanto, sulle nostre amate sponde, ci pensa e ci prova il
sultano turco Erdogan ad indossare la corona di dominatore del Mediterraneo.
Chi ci salverà?
Se lo chiedeva già Fabrizio De André, nel suo struggente
“Girotondo”.
“Se verrà la guerra, Marcondiro’ndero, sul mare e sulla
terra chi ci salverà?
Ci salverà il soldato che non la vorrà. Ci salverà il
soldato che la guerra rifiuterà”.
5 gennaio 2020 (Alfredo Laurano)
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