Se è vero, com’è vero, che,
nel nostro strano Paese, anche un’assemblea di condominio assume un inevitabile
significato politico - come ogni consultazione elettorale regionale, comunale, amministrativa, di
quartiere o di municipio - vuol dire che, all’improvviso, sembra attenuarsi, se
non spegnersi l’ascesa semidivina del Capitano che-tremare-il-mondo-fa, come
dice Damilano sull’Espresso: aveva promesso di stravincere, invece ha perso,
anzi, ha straperso.
Ha perso Salvini, ha perso la
sua candidata inesistente e impresentabile – oscurata dalla sua irritante
onnipotenza, sommersa dal suo straripante fiume di supponenza e rinnegata pure
dal padre. Ha perso la campagna sui bambini di Bibbiano; ha perso la furbata di
farsi votare dai suoi senatori per essere processato sul blocco della nave
Gregoretti; ha perso il citofono, l’orrenda farsa mediatica della gogna di una
famiglia tunisina, bollata come culla di un presunto spaccio di droga, dove un leader
scampanella, come si faceva da bambini, per cacciare quella famiglia, senza
nessuna prova.
Anche perché questo voto - non
proprio quello di un’assemblea fatta tra le scale - era la premessa dichiarata
per andare alle elezioni anticipate, puntare tutto sulla spallata emiliana.
E, intanto, all’orizzonte, cadono
le stelle, quasi cancellate dalle mappe emiliane e calabresi. (Alfredo
Laurano)
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