Una
grande puntata di Presa Diretta, dedicata a un tema di scottante attualità: gli
attacchi al papa. “C’è qualcosa di speciale in quest’uomo ed è ciò che mi ha
spinto a seguirlo” – ci ricorda un magnifico Riccardo Iacona – “ha dimostrato
una capacità di incontrare e ascoltare il mondo in cui vive davvero
eccezionale”.
Da
quando Bergoglio è salito al soglio pontificio, la Chiesa cattolica si è
spaccata in due. Da una parte chi è fedele alla linea di Ratzinger e non
riconosce Francesco come Papa. Dall'altra, i bergogliani, che vedono in
Francesco una promessa di Chiesa moderna, più umana, più vicina alle diversità
e alle minoranze. Ha iniziato una convinta battaglia
contro la cultura
dello scarto e dell’indifferenza agli ultimi e contro la pedofilia nella
Chiesa: ha chiesto scusa per gli abusi in Irlanda.
Le
sue parole e le sue scelte, in questi anni, hanno toccato temi sensibili come
la morale sessuale, il cambiamento climatico e la crisi ambientale, i migranti,
i giovani, la giustizia sociale, il dialogo tra le religioni, le parole della
politica. Perciò si può dire che il suo messaggio non riguarda solo i credenti,
ma tutti gli uomini.
Ovviamente,
catalizzatore dell'odio verso Bergoglio è stato Matteo Salvini: fin
dall'elezione di Francesco, il Capitano si è fatto ritrarre con la maglietta
"Io sto con Benedetto", dettando chiaramente la linea ai suoi.
E
l'enciclica salviniana è precisa: il cattolicesimo non è fatto, come sostiene
Bergoglio, di fede e di solidarietà cristiana, che gira intorno
all'insegnamento di Gesù “ama il prossimo tuo”. Per Salvini, l'importante sono
i presepi, i rosari, le statuine, i crocifissi nelle scuole, i canti di Natale.
L'idolatria contro la fede, potremmo dire.
Bisognerebbe
ricordargli cosa fece Gesù ai mercanti che invasero il tempio. Disse, senza
mezzi termini, “avete trasformato la Casa di mio Padre in una spelonca di
ladri”. Poi, rovesciò i tavoli e li cacciò a calci nel culo.
Le
critiche più feroci a questo papa, soprattutto all’interno della Chiesa, hanno
più forza anche grazie ai social e non sono solo dottrinali, ma anche terrene.
Le
tesi dei cattolici tradizionalisti si saldano con Trump, la destra americana e
anche quella italiana. Basta ascoltare i ragionamenti dei fanatici integralisti
cattolici...sembra di tornare al medioevo. Fino a giungere alla spudorata
richiesta di dimissioni contenuta nel velenoso memoriale dell’ex nunzio
apostolico Viganò, condivisa da una Destra internazionale che si nutre di
nazionalismo, sovranismo e populismo.
Una
volta lo schema classico era quello della contrapposizione tra don Camillo e
Peppone, che era il comunista. Oggi, ad esempio, sul tema dei migranti, appena
si cerca di mettere in pratica le parole di Francesco su accoglienza e integrazione,
si viene attaccati dai fascisti e dalla Lega.
Sono
attacchi totalmente pretestuosi, che però fanno risaltare ancora meglio l’idea
di Chiesa che ha Francesco, papa riformatore e papa della misericordia, secondo
una certa linea di discontinuità, che evidentemente dà fastidio ai suoi
contestatori.
La
Chiesa come ospedale da campo, non clericalista. Una Chiesa di popolo i cui
valori irrinunciabili sono quelli del dialogo con il mondo contemporaneo e che
chiede agli stessi cristiani un’adesione più radicale al Vangelo.
15
gennaio 2020 (Alfredo Laurano)
Nessun commento:
Posta un commento