sabato 3 novembre 2018

STRACCETTA NERA

Ci vuole veramente un bel coraggio ad indossare quella maglietta disgustosa e provocatoria. O una abbondante dose di imbecillità congenita ed incoscienza.
C’è scritto Auschwitzland su quello straccetto nero ispirato alla Disney, indossato a Predappio da tale Selene Ticchi, già candidata sindaco di Budrio, nella manifestazione di rievocazione della Marcia su Roma del 28 ottobre 1922.
Il lager di Auschwitz pubblicizzato come un parco giochi, come Disneyland, come Acqualand, come Zoomarine o Fiabilandia: una provocazione orribile che irride l'ex campo di sterminio nazista, come se la Shoah non fosse mai esistita e non fosse costata la vita a un intero popolo. Tutto questo è ancor più insopportabile nell'80° anniversario delle leggi razziali. 
Semplice “Humor nero”, l’ha definito la stessa invasata militante di Forza Nuova, che, peraltro, l'ha espulsa dal partito.
Forse la tettona neo-fascista non se ne rende conto, forse è un’incapace, forse non è proprio in grado di capire che quella volgare t-shirt è un insulto all’umanità e offende la memoria di milioni di persone che sono state perseguitate, deportate, torturate e uccise.

Ma, al di là della oscena ironia, ancora esiste questa gente? Questi indecenti pagliacci travestiti che sfilano in parata, giocando con la Storia? 
Queste teste rasate che inneggiano a Benito, che indossano il fez, la camicia nera e gli stivali, che fanno il saluto romano, che cantano o fischiettano Faccetta Nera, che marciano e gridano “duce, duce, onore al duce” e slogan fascisti, senza incorrere nel reato di apologia?

Intanto la “poveretta tutta tetta”, che aveva sfoggiato la t-shirt, è stata denunciata dal Museo di Auschwitz e condannata anche da Casa Pound: “certe esternazioni "folkloristiche" ed irrispettose non fanno che danneggiare un immagine da sempre falsamente vituperata a fini politici, Noi dobbiamo essere diversi ed onorare la memoria del Duce in maniera degna di quell’uomo, lasciando le mascherate ridicole a chi altro non sa fare “.
Dipendesse da me, la lascerei rinchiusa per almeno una settimana, a pane e acqua, in una delle tante gelide baracche di quel lager polacco, a riflettere sulla propria inconsistenza umana.(Alfredo Laurano)


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