venerdì 16 novembre 2018

LA FORESTA DEI VIOLINI


Nel recente viaggio in pullman con destinazione Tirano, dopo aver costeggiato a lungo il lago d’Iseo, abbiamo incontrato vari comuni della provincia di Brescia e Sondrio, come Malonno, Sonico, Edolo, Corteno Golgi, Aprica.
E’ l’area più settentrionale della Lombardia, confinante con la Svizzera (Cantone dei Grigioni), costituita dalla splendida Valtellina - ampia regione alpina, ideale confine tra nord e sud Europa - dalla Val Camonica e dalla Valchiavenna. Fiumi, torrenti e laghi alpini sono una costante di queste valli e del paesaggio valtellinese. Le Alpi Retiche, a nord, raggiungono quote elevate, fino ai quattromila metri del pizzo Bernina.

E dalle vetrate di quel nostro pullman, tra quei monti e quei tornanti, abbiamo visto da vicino le conseguenze drammatiche della furia naturale. Abbiamo assistito a uno scempio senza fine, che si è consumato solo pochi giorni fa: migliaia e migliaia di alberi sradicati dalla forza del vento, crollati l’uno sull’altro, come birilli impazziti, come fiammiferi o come i sottili bastoncini dello Shangai. Interi boschi distrutti dalla tempesta.
Qui e nei territori più coinvolti, in varie parti d’Italia, sono consistenti i danni a case e aziende, con tetti scoperchiati, cascinali crollati, campi seminati allagati, frane, smottamenti, esondazioni, interruzioni stradali, serre e tunnel distrutti e ricoveri per animali e attrezzi rovinati. 
Oltre a quelli alla viabilità e idrogeologici vari. Oltre ai tanti morti ed ai feriti: scene di ordinaria devastazione.

Il forte maltempo delle scorse settimane ha cambiato il paesaggio anche di queste zone, come una guerra, come dopo il passaggio di un uragano o uno tsunami.
Si ritiene che siano 300 mila gli alberi ad alto fusto schiantatisi a terra o spezzati dalle raffiche di vento violentissime, il 10% del patrimonio boschivo di Lombardia, Veneto e Trentino. 
Un disastro di ingenti proporzioni, uno spettacolo umiliante che fa male agli occhi e al cuore. Chissà come e quando saranno tagliate e portate via tutte le piante uccise o danneggiate, quando saranno messi in sicurezza i versanti ripidi disboscati e smaltita e recuperata quella massa legnosa enorme?

Intanto, nel bosco di Paneveggio, vicino Trento, un gruppo di orchestrali si è riunito per suonare una preghiera musicale per quella terra boschiva martoriata, costituita da abeti rossi (quasi il 90% degli alberi), associati all'abete bianco, al larice e al pino cembro alle quote superiori.

Si racconta che Antonio Stradivari, il più famoso costruttore di violini del mondo, venisse sin quassù dalla sua Cremona, e con lui tutti i più bravi maestri liutai, alla ricerca degli alberi più idonei alla costruzione dei suoi strumenti: abeti rossi plurisecolari il cui legno, grazie alla sua particolare capacità di "risonanza", forniva la materia prima ideale per la costruzione delle casse armoniche: un legno, particolarmente elastico, che trasmette meglio il suono, perché i suoi canali linfatici sono come minuscole canne d'organo che creano risonanza.
Per questo gli alberi vengono abbattuti in luna calante, tra ottobre e novembre, quando nel tronco c'è minor quantità di linfa.
Ma, stavolta, non è andata così, è stata una sorta di nemesi naturale, un castigo che vendica le colpe, gli abusi e le ingiustizie di cui si macchia l'uomo nei confronti della natura stessa. E' stato un vento a 200 chilometri orari, che li ha abbattuti, facendone una strage.
Uno sterminio di potenziali, pregiatissimi violini
 (Alfredo Laurano)


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