mercoledì 21 giugno 2017

SALTO DI PENA

Nessuna condanna, nessuna pena, ergastolo compreso, avrebbe potuto fare giustizia vera a un crimine così crudele e raccapricciante, come la morte di Luca Varani, seviziato, torturato, abusato, martellato e strangolato dai suoi due aguzzini.
Una belva umana (Foffo) se l’è cavata con i trent’anni inflitti dal rito abbreviato. L’altra (Prato), con il suicidio in carcere, la notte prima del processo.
Ha scelto di non soffrire, di non consumare una lunga agonia dietro le sbarre di una certa approssimativa giustizia.

Come ci ricorda la pagina di “Giustizia per Luca”, il male è sempre esistito e di mostri la storia è piena.
Ma per la prima volta si è sentito qualcuno ammettere di aver “cercato qualcuno da uccidere”, di aver dato volontariamente la morte a un povero ragazzo innocente, con atroci torture, solo per provare fino in fondo l'effetto che questo atto faceva: il "salto di qualità" è questo.
Marco Prato e il suo compare sono il parto di una società che si è imposta di essere trasgressiva per stupire e per piacere di più. La loro vita è stata il miglior manifesto alla depravazione e alla soppressione dei valori, non solo morali, ma anche civili.
La morte di Prato - per suicidio contro la “pressione mediatica”, ma senza alcun pentimento, rimorso o scuse alla famiglia della vittima - è l'unico epilogo possibile di uno stato di cose che fa orrore, ma che circonda ormai purtroppo i nostri figli e con il quale dovranno fare i conti le prossime generazioni.
Questo qualcosa è il ripudio del bene e l'asservimento al male, il crollo della ragione e dei valori umani e, per i credenti, la cacciata di Dio, non solo dai muri delle scuole e degli ospedali, ma soprattutto dalle coscienze degli uomini.
Si porta nella tomba un pezzo del suo squallido mondo fatto di eccessi, di orge gay estreme, di droghe, di violenza, di noia di vivere, di nichilismo
Pochi proveranno una minima compassione per questo deviato subumano, capace di tanta efferatezza. Non molti sentiranno la sua mancanza.
Sempre che non sia stato suicidato, come qualcuno insinua, per non farlo parlare al processo di nomi e di vip che lo frequentavano e ne condividevano gusti e perversioni.
(Alfredo Laurano)



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