domenica 11 giugno 2017

DOVE TUTTI ABITIAMO

Tutti sappiamo cosa sia un luogo: una parte di spazio materialmente determinata, che un corpo può occupare. Quindi, una strada, una piazza, una casa, una città, un prato, un teatro, una montagna: tutto ciò che abitualmente frequentiamo, occupiamo, percorriamo.
Ma esistono anche i luoghi ideali, i luoghi dell’anima?
Certamente sì. 
E sono quelli più vicini a noi, sconosciuti e invisibili agli altri che, a volte, li visitano come comparse o spettatori. O li condividono in un ruolo attivo e coinvolgente.

Sono quelli non raggiungibili a piedi, in auto o con altri mezzi, ma solo con la bicicletta dei ricordi e dei pensieri, pedalando con passione e sentimento.
Sono quelli sospesi nel tempo e nello spazio, nel sogno e nella fantasia e che vivono in una dimensione propria, apparentemente eterea e irreale.
Sono quelli che veramente ci appartengono.
Che servono a raccontare e a raccontarci la nostra storia, le nostre scelte, i paletti importanti del nostro vissuto.
Hanno forme, tratti, colori, odori e speciali sensazioni legate soprattutto alla nostra infanzia, alla giovinezza, alla nostra crescita e alle persone care e fondamentali della nostra vita.
Sono luoghi carichi di emozioni, di eventi e di relazioni importanti, depositari di affetti, di segreti e di momenti ben presenti nella nostra memoria.
Sono le pietre miliari del nostro cammino che hanno scandito un percorso, a volte agevole, a volte difficile e complesso, fino al punto in cui ci soffermiamo a rievocarli, a riviverli, intasando la mente di pensieri forti e pressanti, struggenti e pieni di nostalgia. E spesso li riscopriamo attraverso tanti inspiegabili “dejà vu”.

Quei luoghi sono impressi nella memoria e sono legati indissolubilmente alla nostra storia, che si incrocia con quella di altri, come in un groviglio di strade trafficate e confuse. 
Sono a volte fonte di felice rievocazione, ma più spesso sono la rappresentazione triste di una serenità perduta, di cui abbiamo forte nostalgia. E il dolore si rinnova, perché il ricordo della felicità non è più felicità, ma il ricordo del dolore è ancora dolore.
Che siano i luoghi della fanciullezza, delle nostre origini, del paese, della scuola o del primo batticuore, essi assumono caratteri ben più profondi della loro apparente consistenza e diventano simboli importanti, totem venerati della nostra antropologia personale.

Letteratura, poesia, pittura, musica e tutte le varie forme d’arte hanno sempre espresso i luoghi dell'anima, sin da tempi remotissimi.
Ascoltando Mozart o Beethoven, per esempio, si percepisce il loro vivere, drammatico o leggero, tra quelle sole sette note in mirabile successione. Come succede anche osservando le pennellate, i colori e le luci di Van Gogh o Caravaggio.
O leggendo Leopardi che descrive il luogo natio come un immenso spazio da ammirare, che gli dà conforto e quiete. Quel "ermo colle" che, con la sua siepe, ha scatenato la curiosità del mondo e la ricerca del significato profondo dell'esistenza.
Sono proprio quei luoghi dell'anima che permettono all'animo del poeta e di ciascuno di elevarsi, portatori di una realtà diversa, metafisica e filosofica. Fino a diventare pretesto di ciò che si vede e di ciò che è oltre, in una metafora in bilico tra passato e futuro, aggrappata al noto, ma protesa verso l'ignoto.

Un cinema, un bar, una siepe o una panchina: lì ci si rifugia, quando occorre, per trovare sollievo e sicurezza nelle nostre radici, in ciò che siamo stati.
In fondo, il ruolo dei luoghi che restano nel nostro cuore è proprio questo, pur velato forse da un po' di malinconia.
Soprattutto oggi che viviamo in un ambiente snaturato, spesso ostile e sempre meno umano. 
Che abitiamo spazi anonimi e impersonali che non favoriscono la capacità di appartenenza e di condivisione e che non sanno dare un significato all’esistenza. 
Che non sono più luoghi di incontro, ma somma di solitudini e di esclusioni, di dilapidazione del passato, di distruzione della natura e dei valori universali. 
  
Da qui l’esigenza di ritornare alle radici della propria identità, di rintracciare i fili che legano il presente al passato, di crescere nella consapevolezza, vincendo squallore e indifferenza.
Quei luoghi dell’anima che ciascuno custodisce e rievoca ci svelano la via e possono aiutarci a comprendere e a confortarci oggi.
Basta ritrovare la chiave giusta. (Alfredo Laurano)






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