lunedì 5 giugno 2017

LACRIME DI COCCODRILLO

Che gusto c’è ad acquistare e indossare borse, portafogli, cinture e cinturini in pelle di coccodrillo, dietro la cui produzione si nasconde un orrore di cui, forse, non ci si rende davvero conto?
Lo sanno costoro che I rettili vengono scuoiati vivi brutalmente solo per soddisfare i loro vacui desideri o di quelli che ricercano accessori considerati di lusso, da usare o da indossare come status symbol?
Davvero pochi sono consapevoli dell’estrema crudeltà che gli animali esotici sono costretti a subire per essere trasformati in semplici accessori.
Sulla schiena dei coccodrilli viene praticata un’incisione che permette di scuoiarli vivi. Alcuni si muovono ancora mentre la loro pelle viene rimossa.
La morte dei coccodrilli scuoiati può avvenire anche molte ore dopo la tortura. Rimangono sensibili a lungo allo stress e al dolore di questa insensata crudeltà.
Per realizzare una borsa media è necessario l’abbattimento di almeno quattro esemplari.
Per anni, grandi marchi della moda, come Louis Vuitton, Givenchy, Christian Dior e tanti altri hanno sfruttato in Vietnam tale produzione, anche se oggi se ne dicono estranei.

La Peta, organizzazione non profit a sostegno dei diritti degli animali, attraverso vari video, ha messo in mostra la terribile realtà di cui sono vittime decine di migliaia di questi animali, che vengono allevati o catturati, torturati e uccisi per essere trasformati, venduti ed esibiti, sotto varie forme, in tutto il mondo, un segreto che la grande industria del futile è riuscita a tenere ben nascosto, a lungo, a livello internazionale.

Per promuovere un’altra forte campagna di sensibilizzazione, la stessa Peta ha creato un finto store in un centro commerciale di Bangkok, dove, aprendo una borsa, provando guanti e scarpe o tirando la zip di un giubbotto, le persone - ignari potenziali clienti - si sporcano di sangue e scoprono il cuore pulsante di qualche animale. Una visione che fa rabbrividire e inorridire, come mostrano le loro espressioni e reazioni, riprese e poi montate in video.

Tutto questo è già successo e succede, da tempo, anche nella produzione delle pellicce di altri animali allevati, torturati, uccisi o scuoiati vivi per le stesse ragioni, o estratti come i piccoli di foca dalle pance delle madri.
Non resta che il rifiuto di queste insulse mode e il boicottaggio di tali prodotti di pura crudeltà, oltre alle campagne di informazione, per far conoscere al grande pubblico i maltrattamenti e le sevizie che violano il rispetto e i diritti degli animali.
Visoni, ermellini volpi argentate, linci, lontre, marmotte e cincillà costretti in gabbie troppo piccole, al freddo e in condizioni igienico sanitarie inesistenti, colpevoli di avere per natura un pelo folto e lucente che gli stilisti sanguinari, maestri di eleganza, stile e tendenza, hanno deciso essere il principale motore del loro business, in questo continuo e assurdo ecocidio.
L’unico modo per demolire il sistema di affari è, innanzitutto, rinunciare a questa logica aberrante e poi contribuire, con ogni mezzo, al calo della domanda di questi schifosi beni di lusso, realizzati massacrando esseri senzienti, per capriccio, voluttà e indegno esibizionismo.
Senza versare nemmeno una lacrima di coccodrillo.
3 giugno 2017 (Alfredo Laurano)




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