lunedì 7 dicembre 2015

OVUNQUE SEI

Prendendo spunto da alcuni commenti di lettori vari, nei quali mi sono puntualmente ritrovato, mi sembra giusto dedicare qualche riga all’ubiquo Paolo Mieli.
Giornalista, politologo, storico, saggista, già all’ “Espresso” e a “Repubblica”, già direttore della “Stampa” e del “Corriere della Sera”, presidente di RCS. Sicuramente uomo di cultura e preparato.

Di origine ebraica, milita da giovane in  Potere Operaio, movimento politico sessantottino della Sinistra extraparlamentare e pubblica su Lotta Continua.
Col passare degli anni, la sua idea militante e rivoluzionaria si modifica: da posizioni estremiste, Mieli passa presto a toni molto moderati durante gli studi di Storia Moderna all'Università, e affina il suo modo di fare giornalismo che, con un neologismo, verrà in seguito definito "mielismo".
Oggi, oltre a condurre La Storia su Raitre, è praticamente dappertutto, come certi politici, come Renzi, come Salvini, come la Santanchè. Ospite per antonomasia e a prescindere.
E’ diventato una specie di incubo “catodico-digitale a led”, uno spettro multiculturale onnisciente e onnipresente - qualcuno lo ha definito “vacuo, prezzemolo nasal-lamentoso” - che si aggira tra gli studi di ogni talk show televisivo - dove si strologhi a ruota libera di politica, economia, storia, sociologia, antropologia, metafisica, oroscopi, tarocchi e ogni sorta di bubbole e cazzate varie. Incontinente e incontenibile il suo tuttologo presenzialismo.

Misurato, equidistante, comprensivo, accomodante, mai contro qualcuno: è l’antitesi vivente di un qualsiasi Sgarbi quotidiano.
Malgrado le sue esternazioni esprimano, invariabilmente, un pensiero e posizioni piuttosto conformiste, da illuminato borghese pantofolaio, viene incensato dai conduttori come massimo esperto, intellettuale di alto rango, sorgente oracolare di complesse analisi e profonde verità.
Il tutto, in un perenne stato agonico, di lentezza e miseria di affabulazione che annoia e addormenta come nemmeno certe nenie o favole infantili sanno fare.
E tali narrazioni, dal profilo onirico, calmante o sedativo, nascono ogni volta da quella paciosa faccia astrale e un po’ cocomerica, che concilia e che si affaccia, assai pudicamente, dagli schermi di ogni tv.
6 dicembre 2015 (Alfredo Laurano)


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