lunedì 14 dicembre 2015

IL BOMBA AL QUIZ DELLA LEOPOLDA


E’ una fissa, un’ossessione. Forse, per fare un po’ di psicanalisi da pizzicheria, tutto nasce da una repressa aggressività infantile che non gli ha permesso di giocare, rompere e indagare le cose e gli affetti, come succede a tutti i bravi bambini.
“Abbiamo rovesciato il sistema più gerontocratico d’Europa - ha detto Renzi - Qui alla Leopolda c’è una generazione di giovani che a sua volta ci rottamerà. Io dico: benvenuti.”
Quindi, oso pensare: allora, c’è una speranza, forse si autorottamerà da solo, come nelle trappole tecnologiche, oggi un po’ vintage, dei film di spionaggio e James Bond.  

Si è conclusa, ma non ancora rottamata, un’ennesima Leopolda blindatissima - con i risparmiatori truffati dalle banche tenuti a debita distanza per non rovinare la festa - che doveva essere il rilancio della propaganda renziana, privata però delle supercazzole di Jovanotti e dei mitici racconti della Pellegrini e dell’astro-Samantha Cristoforetti, che hanno dato forfait.
Anche la madrina Boschi, arrivata sotto il peso di una valigia di critiche per lo scandalo Etruria, era piuttosto sotto tono. Più di cinquemila risparmiatori aretini, la sua città, sono stati rovinati dalla banca di cui il papà era vicepresidente.
E allora che se so’ inventati i grandi cervelloni dello staff del novello Berluschino, in salsa leopoldese?

Un quiz per tutti, un anticipo del nuovo “Rischiatutto”: il giochino delle prime pagine dei quotidiani alla berlina. 
Vota anche tu! Scegli la peggiore!
Come si poteva legittimamente fare a Domenica In o Live, con la procace Venier o la madonna D’Urso. Ma, purtroppo, senza il televoto.

Su 16 pagine selezionate, la maggior parte erano del Fatto Quotidiano, detto Il Fango Quotidiano, il giornale già nemico pubblico numero uno dall’ ex governo Berlusconi.
Più di Libero, più del Giornale che, a volte, fingono ostilità.
Non so quale e cosa abbia vinto.
“Disfattisti, gufi, grillini, pessimisti. Sapete solo attaccare e criticare!” E’ il solito refrain.
Cambiano i toni, oggi più pacati e ridondanti di iperbole e ironiche battute, ma il concetto è sempre lo stesso: la politica al governo non gradisce i media che non sono allineati al potere. “Travaglio è un diffamatore professionista”, diceva Silvio a Servizio Pubblico.  E i suoi sostenitori aggiungevano: “Il Fatto è monnezza a partire da Peter Gomez fino a Marco Travaglio. Venduti alla sinistra, faziosi, se li incontro per strada gli mangio il cuore “.

Come prima, più di prima. 
Non bisogna disturbare il manovratore.
Ma, criticare non è sinonimo di disfattismo. Si chiama dissenso ed è l’opposto della propaganda. 
Il diritto di critica alloggia nella libertà di stampa e di pensiero. E appartiene alla civiltà e alla democrazia. Gettare fango e screditare un giornale o una TV che ti critica è un’operazione vile, arrogante, dispotica e autoritaria. Per non dire fascista.
L’abbiamo imputata per vent’anni al Bar-Lusconi, di Arcore, oggi la ritroviamo nei riflessi di quel bar di Rignano dove, qualcuno entrava, straparlava, millantava grandi imprese e da tutti veniva detto “il bomba”. 
Forse per effetto e per la stessa causa psicanalitica di cui sopra.  
14 dicembre 2015 (Alfredo Laurano)

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