lunedì 3 febbraio 2020

DUBITO, ANZI NEGO, ERGO SUM


Nega tutto, nega sempre, nega anche e soprattutto l'evidenza.
Questa è il consiglio che viene quasi sempre dato a chi abitualmente, o anche solo una volta, si trova a tradire il suo partner ed ha la tentazione di rivelargli/le tutto.
Senza entrare nel merito della moralità di tale approccio, questa sfacciata e fragile forma di difesa a oltranza si fa sempre più largo in tutti i campi dell’agire umano.
Dubitare di tutto ciò che ci circonda: sulla luna non siamo mai stati, i vaccini non fanno bene, anzi fanno male, le scie degli aerei sono armi chimiche, l’undici settembre e le Torri gemelle sono solo un film, il riscaldamento globale non esiste, come non è esistita la Shoah, le persecuzioni razziali, i campi di sterminio. 
Negazionismo oltre ogni limite, perché tutto farebbe parte di un grande inganno collettivo, che va ben oltre la diffidenza e le perplessità di una virtuale, ipotetica corrente di pensiero santommasista.
Allora c’è spazio anche per chi crede che la terra sia piatta. Che le stelle si trovano a cinquemila chilometri da noi, che l’Antartide non esiste, che il Polo sud non esiste, che il Sole, più piccolo della Lombardia, gira sopra al Pianeta, che non ci sono satelliti in orbita. E che la gravità è una forza che non c'è: benvenuti nel fantastico mondo del terrapiattismo, l’inusitato movimento secondo cui la Terra non è una sfera, ma un disco - ai cui bordi ci sarebbero i ghiacciai, che impediscono agli uomini di sprofondare nello spazio sottostante - benché tremila anni di osservazioni astronomiche, una marea di immagini dallo spazio e il puro buon senso dicano il contrario. Un delirio antistorico e antiscientifico.

Il negazionismo è una corrente del revisionismo che, per fini ideologico-politici, rifiuta e sconfessa fenomeni, non solo storici, accertati, negando contro ogni evidenza il fatto stesso.
Non a caso, l’ultima indagine Eurispes ha incredibilmente rivelato che gli italiani che negano l’esistenza dell’Olocausto sono oggi il 15,6% della popolazione. Per costoro, che amano minimizzare o distorcere i fatti avvenuti in quel periodo, l’Olocausto non è che un mito, creato per fini personali dagli Alleati, dal governo comunista dell’URSS e dagli stessi Ebrei.
Come questo sia possibile – in un’epoca in cui ognuno di noi ha teoricamente accesso a milioni di fonti di informazione, tra le quali le foto e i filmati dei lager, le camere a gas, i forni crematori o delle condizioni di vita nel ghetto di Varsavia, le testimonianze dei sopravvissuti, fino ai dettagli degli esperimenti di Menghele sui bambini – non si può spiegare soltanto con la proliferazione delle fake news.  
Oltre ai libri di storia di ogni tipo e autore, alle infinite pagine enciclopediche del Web, ai documenti, ai reperti, ai resti e alle tracce fisiche e locali di memoria, possiamo ragionevolmente ipotizzare che, almeno vagamente, i negazionisti abbiano studiato a scuola il nazifascismo e i suoi terrificanti piani di pulizia etnica.

Ma perché tanti dubbi e diffidenza, perché tanto sconcertante scetticismo, tanto sfacciato cinismo? C’è una possibile spiegazione razionale a tanta colpevole incredulità?
Secondo la rivista on line Wired, il negazionismo non si radica nella non conoscenza, quanto piuttosto nel desiderio di non sapere: negare è un meccanismo di difesa, che impariamo ad attivare già quando siamo piccoli per proteggerci da pensieri ed eventi che ci appaiono insostenibili o ingestibili.
Più precisamente, parliamo di negazione quando una persona, per allontanare da sé dolore, frustrazione e disagio, rifiuta più o meno coscientemente di riconoscere la concretezza e la realtà di un fatto, o la provata fondatezza di un’affermazione.
Negare lo sterminio significa negare che italiani come noi abbiano collaborato significativamente e convintamente alla deportazione degli ebrei ad Auschwitz o Mauthausen. Sostenere che il racconto della Shoah sia una grande bluff c’entra più con il desiderio di autoassoluzione che con l’ignoranza. Se nulla è successo, allora nulla può nuovamente succedere.
Fa comodo, in un certo senso, negarlo, perché permette di non guardare agli olocausti recenti, di cui siamo tutti responsabili. In primis, quello che sta provocando la morte di migliaia di uomini, donne e bambini davanti alle nostre coste.

Di dolore rinnovato ogni giorno ha parlato anche Liliana Segre, commentando lo sconcertante rapporto Eurispes, che ha rivelato che troppi italiani non credono all’Olocausto: "Sono una che l'ha vissuto e a queste persone vorrei dire studiate la storia, informatevi, leggete quello che i nazisti hanno prodotto e scritto e filmato”.

È necessario intervenire con forza per arginare questa tendenza negazionista, non soltanto raccontando ciò che è stato, ma scavando in profondità sulle ragioni che portarono molti popoli d’Europa a chiudere gli occhi davanti all’orrore.
Abbiamo bisogno di confrontarci tutti con le nostre responsabilità di italiani, di europei, di cittadini: l’alta percentuale di negazionisti è davvero inquietante e nessuna democrazia dovrebbe poterla tollerare. Dove abbiamo sbagliato?
3 febbraio 2020 (Alfredo Laurano)





Nessun commento:

Posta un commento