sabato 22 febbraio 2020

LILA, LENU’ E GLI ANNI SESSANTA /1965


Affetto, complicità, amicizia, ma anche naturale gelosia, un pizzico di reciproca invidia e qualche momento di rivalità, presunta o confessata.
Lila e Lenù, nella seconda parte de L’amica Geniale – Storia del nuovo cognome, vivono un rapporto senza filtri, sempre più intenso e progressivamente conflittuale, che va ben oltre quello semplice e spontaneo della prima infanzia.
Tuttavia, sono due facce di una stessa realtà, accomunate dalla stessa origine sociale e ambientale, cui, per indole, carattere e formazione, reagiscono diversamente. Una realtà dove regna la miseria, le difficoltà, le violenze, le privazioni, le sofferenze, le restrizioni, le prepotenze. Dove tutti sono signori ricchi o poveri cafoni.

Quando si cresce in un contesto così, o si subisce cercando un’evasione alternativa come lo studio e la cultura (avendone le capacità), o si combatte per liberarsi, anche in modo sanguigno, impulsivo e passionale, da quei vincoli di inciviltà e rozzezza. E lo si fa imparando a sfruttare al meglio l'intelligenza, l’intuito e l’intraprendenza. In altre parole, la propria “genialità”.
Per vincere disperazione ed emarginazione, una vorrebbe essere, almeno in parte, al posto dell'altra (da qui la punta di legittima invidia), o avere un po’ delle stesse doti e qualità. Ma, pur nella diversità, le due amiche sono speculari, reciprocamente indispensabili. Nel bene e nel male si integrano, si completano, sono il rovescio della stessa medaglia.

Elena è buona, dolce, intelligente, timida, accondiscendente, insicura e riflessiva. E’ la componente saggia della coppia, che procede in modo ordinato e metodico.
Lila è la parte ribelle e creativa di ogni ragazza, non solo di quell’epoca, spesso sacrificata alla famiglia, al fidanzato o marito, che non può e non deve deludere le aspettative degli altri. Vuole comunque molto bene a Lenù e, con il suo carattere duro, forte, determinato e autoritario e la sua intelligenza geniale, arriva a capire le situazioni e gli eventi prima della sua amica e la mette in guardia.
Nessuna delle due è cattiva. Lila soffre nel vedere in Lenù la studentessa modello, che lei non ha potuto essere, gli effetti degli studi che non ha potuto realizzare, come sognava. A lei è stata negata tale aspirazione e questo l’ha resa più chiusa e apparentemente dura. Però, la sprona e la incoraggia con sincerità. Lenù, invece, esitante e riservata, vede brillare in Lila la parte che a lei manca: la sensualità, il carisma e la sua sicurezza.

Ma il bene c'è ed è reciproco: il regalo dei libri di scuola a Lenù, l’offerta della vacanza al mare, l’accettare il caratteraccio di Lila, la vicinanza nel momento del bisogno, specialmente quando un marito ti picchia, l'invito alla festa a casa della professoressa, dove Lila riesce ad andare perché “a fatt nu poco a zoccola col marito. E l’hai pur sapè fa'... Se no, che zoccola sei!”
Dove Lila, frustrata e lontana da quel mondo "colto", al quale non può appartenere, in quanto moglie di un bottegaio ignorante, critica e ridicolizza quei quattro intellettuali pre-sessantottini e sognatori da salotto, o da terrazzo, che, "in mezzo a vecchi mobili e vecchi libri", parlano di filosofia, rivoluzione, politica e diritti. E prende atto della propria inadeguatezza: quel mondo può affascinare Lenù, ma a lei è precluso.
Perciò la punisce, prendendola in giro, rinfacciandole la sua solitudine, rivendicando il proprio "successo" per essersi sposata, anche se sa che quel matrimonio è la sua gabbia dorata.
Monta la rabbia e la delusione, scoppia la lite. Lila: "Come sei brava! Quanto sei intelligente! Cocoricò!" Lenù: "Le brutte intenzioni, la maleducazione. La tua brutta figura di ieri sera. La tua ingratitudine, la tua arroganza. Ringrazia il cielo sei su questo palco, rispetta chi ti ci ha portato dentro."
Il legame fra le due ragazze va comunque oltre l'amicizia e il diverso stile di vita: l'una è l’amica geniale dell'altra, perché ognuna stimola il talento, l’estro e i capricci dell'altra. Sono entrambe l'amica geniale. Ognuna considera così l'altra.

Al di là della storia delle geniali amiche, il film, tecnicamente ineccepibile nelle scelte tecniche e stilistiche, molto ragionate, rivela anche una profonda attenzione storico-filologica. Straordinaria ed efficace la regia, come le scenografie, la fotografia, le luci, i dettagli e, soprattutto, le due protagoniste e tutti gli attori, superbamente caratterizzati e capaci di rendere al meglio anche le più piccole sfumature emotive.

Vanno sottolineate due affascinanti ricostruzioni ambientali della puntata, oltre ai luoghi, ai negozi, alle librerie, al traffico di Napoli. 
Le classiche feste in casa che, chi ha vissuto quegli anni, ha ritrovato in perfette scene e quadri incorniciati, come il primo twist, le movenze, gli abiti eleganti e le cravatte per i ragazzi e nelle acconciature e nei vestiti della domenica, raffinati ed impeccabili - come quello in raso nero di Lila alla festa dalla prof - indossati dalle ragazze nelle occasioni importanti. 
E come anche quelli da mare, i costumi e i prendisole a Ischia, di uno stile unico e intramontabile.
Su quelle spiagge pulite e sonnacchiose (che poi son di Sperlonga), l’altro eccezionale momento di ambientazione d’antan, sfumata di nostalgia e rimpianto: si cerca il posto giusto, si pianta l’ombrellone, si legge, si scruta pigramente intorno, si beve una cedrata al chiosco, si sgranocchia il cocco, ci si tuffa a mare, tenendosi per mano.
Una specie di piccolo eden casareccio e popolare che ti fa amare il mondo e dimenticare il male.
Magnifico e struggente. (Alfredo Laurano)

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