sabato 15 febbraio 2020

TRACCIATI E SPIATI: QUELLA MERCE SIAMO NOI


All’inizio del 21° secolo, dice Shoshana Zuboff, autrice de “Il capitalismo della sorveglianza”, un libro che ha venduto milioni di copie in tutto il mondo, hanno capito che l’ultima cosa rimasta sulla terra che poteva essere trasformata in merce siamo noi, la nostra esperienza umana privata: una materia prima gratuita che viene tradotta in dati comportamentali e poi venduta come “prodotti di previsione” in un nuovo mercato, dove operano imprese che vogliono solo di conoscere il nostro comportamento futuro.
Ecco perché è così importante difendersi e tutelare la propria privacy digitale.

Che fare allora, come proteggere i nostri dati e le nostre vite?
Se l’è chiesto Presa Diretta di Riccardo Iacona, che, in un affascinante viaggio nel mondo dei dati personali, che 24 ore su 24 vengono raccolti, conservati, archiviati, venduti e comprati, ci ricorda che, con le tracce che noi lasciamo su internet, ci possono conoscere meglio di nostra madre.
Noi navighiamo, siamo sempre on line, usiamo cellulari, tablet, elettrodomestici e lasciamo scie elettroniche e pezzi e di noi stessi.
Viviamo sempre più in smart home, per definizione, case intelligenti, che sfruttano un impianto integrato di tipo domotico per migliorare il comfort e i consumi di chi vi abita.
Case piene di dispositivi e oggetti sempre connessi, con i quali controlliamo - anche da remoto, in via telematica - illuminazione, ombreggiamento, temperatura ambiente, accesso, sicurezza. Tutto facile da personalizzare, per risparmiare energia e soldi. Massima informazione, flessibilità, efficienza.

Ma, intanto, ci sorvegliano in casa, ci geolocalizzano, ci profilano sui social, tracciano tutti i nostri comportamenti in ogni situazione e oltre. 
Gli algoritmi incrociano i dati.
Computer, cellulari, Smart tv di ultima generazione, che mandano le tue abitudini e i tuoi gusti, i tuoi dati a Facebook e a Netflix, anche se non sei loro cliente e anche quando la tv è spenta. Ma anche piccoli robot aspirapolvere automatici che, pulendo tutti gli ambienti, tracciano perimetro e misure della casa; poi, c’è l’assistente digitale Alexa, che risponde a qualsiasi domanda o comando, che accende, spegne, avvia dispositivi ed elettrodomestici e, perfino, il baby monitor che serve per controllare il bambino e si collega al tuo telefono.
Google maps ti manda addirittura email per ricordarti città visitate, ti invia la cronologia dei tuoi spostamenti e dei luoghi raggiunti: una sorta di macchina del tempo che ricostruisce, con assoluta precisione, la posizione del tuo cellulare, il dettaglio impressionante dei percorsi, il tempo impiegato, i mezzi di trasporto usati, le foto con data, gli hotel, i ristoranti, le attività.
Ogni dispositivo digitale può raccogliere informazioni su di noi, sulle nostre abitudini, sui nostri gusti, sulle letture e i viaggi, le amicizie, fino all’orientamento religioso o politico.
Ogni nostra email, ogni nostra interazione, ogni nostra emozione è venduta, controllata, manipolata.
Si forma così la nostra identità digitale e con questa si possono prevedere i nostri comportamenti o addirittura influenzarli e condizionarli, dagli acquisti fino alle scelte politiche. Anche i partiti hanno scoperto l’importanza dei dati personali raccolti tra elettori, simpatizzanti e semplici cittadini. Lo scandalo di Cambridge Analytica ha denunciato come milioni e milioni di informazioni personali siano state utilizzate per propaganda elettorale negli Stati Uniti e non solo.
Il mercato dei dati è diventato un asset strategico, un business da miliardi di dollari l’anno. Perché, appunto, il mercato ormai siamo noi. I prezzi della tecnologia, infatti, vanno anche al di sotto dei costi di produzione, perché li stiamo pagando con i nostri dati.

L’era che stiamo vivendo, caratterizzata da uno sviluppo senza precedenti della tecnologia - osserva ancora la Zuboff - porta con sé una grave minaccia per la natura umana: un’architettura globale di sorveglianza, ubiqua e sempre all’erta, osserva e indirizza il nostro stesso comportamento per fare gli interessi di pochissimi, che dalla compravendita dei nostri dati personali traggono enormi ricchezze e un potere sconfinato. È il “capitalismo della sorveglianza”, che sfida la democrazia e mette a rischio la nostra stessa libertà.
Un libro, secondo Naomi Klein, da far leggere con urgenza a chiunque, come atto di autodifesa digitale.
 (Alfredo Laurano)


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