All’inizio
del 21° secolo, dice Shoshana Zuboff, autrice de “Il capitalismo della
sorveglianza”, un libro che ha venduto milioni di copie in tutto il mondo,
hanno capito che l’ultima cosa rimasta sulla terra che poteva essere
trasformata in merce siamo noi, la nostra esperienza umana privata: una materia
prima gratuita che viene tradotta in dati comportamentali e poi venduta come
“prodotti di previsione” in un nuovo mercato, dove operano imprese che vogliono
solo di conoscere il nostro comportamento futuro.
Ecco
perché è così importante difendersi e tutelare la propria privacy digitale.
Che
fare allora, come proteggere i nostri dati e le nostre vite?
Se
l’è chiesto Presa Diretta di Riccardo Iacona, che, in un affascinante viaggio
nel mondo dei dati personali, che 24 ore su 24 vengono raccolti, conservati,
archiviati, venduti e comprati, ci ricorda che, con le tracce che noi lasciamo
su internet, ci possono conoscere meglio di nostra madre.
Noi
navighiamo, siamo sempre on line, usiamo cellulari, tablet, elettrodomestici e
lasciamo scie elettroniche e pezzi e di noi stessi.
Viviamo
sempre più in smart home, per definizione, case
intelligenti, che sfruttano un impianto integrato di tipo domotico per
migliorare il comfort e i consumi di chi vi abita.
Case piene di dispositivi
e oggetti sempre connessi, con i quali controlliamo - anche da remoto, in via
telematica - illuminazione, ombreggiamento, temperatura ambiente, accesso,
sicurezza. Tutto facile da personalizzare, per risparmiare energia e soldi.
Massima informazione, flessibilità, efficienza.
Ma, intanto, ci
sorvegliano in casa, ci geolocalizzano, ci profilano sui social, tracciano
tutti i nostri comportamenti in ogni situazione e oltre.
Gli algoritmi incrociano i dati.
Gli algoritmi incrociano i dati.
Computer,
cellulari, Smart tv di ultima generazione, che mandano le tue abitudini e i
tuoi gusti, i tuoi dati a Facebook e a Netflix, anche se non sei loro cliente e
anche quando la tv è spenta. Ma anche piccoli robot aspirapolvere automatici
che, pulendo tutti gli ambienti, tracciano perimetro e misure della casa; poi,
c’è l’assistente digitale Alexa, che risponde a qualsiasi domanda o comando,
che accende, spegne, avvia dispositivi ed elettrodomestici e, perfino, il baby
monitor che serve per controllare il bambino e si collega al tuo telefono.
Google
maps ti manda addirittura email per ricordarti città visitate, ti invia la
cronologia dei tuoi spostamenti e dei luoghi raggiunti: una sorta di macchina
del tempo che ricostruisce, con assoluta precisione, la posizione del tuo
cellulare, il dettaglio impressionante dei percorsi, il tempo impiegato, i mezzi
di trasporto usati, le foto con data, gli hotel, i ristoranti, le attività.
Ogni
dispositivo digitale può raccogliere informazioni su di noi, sulle nostre
abitudini, sui nostri gusti, sulle letture e i viaggi, le amicizie, fino
all’orientamento religioso o politico.
Ogni
nostra email, ogni nostra interazione, ogni nostra emozione è venduta,
controllata, manipolata.
Si
forma così la nostra identità digitale e con questa si possono prevedere i nostri
comportamenti o addirittura influenzarli e condizionarli, dagli acquisti fino
alle scelte politiche. Anche i partiti hanno scoperto l’importanza dei dati
personali raccolti tra elettori, simpatizzanti e semplici cittadini. Lo
scandalo di Cambridge Analytica ha denunciato come milioni e milioni di
informazioni personali siano state utilizzate per propaganda elettorale negli
Stati Uniti e non solo.
Il
mercato dei dati è diventato un asset strategico, un business da miliardi di
dollari l’anno. Perché, appunto, il mercato ormai siamo noi. I prezzi della
tecnologia, infatti, vanno anche al di sotto dei costi di produzione, perché li
stiamo pagando con i nostri dati.
Un
libro, secondo Naomi Klein, da far leggere con urgenza a chiunque, come atto di
autodifesa digitale.
(Alfredo Laurano)
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