mercoledì 26 febbraio 2020

I CINESI SIAMO NOI… /1968


Molti Paesi sconsigliano i viaggi in Italia.
La Francia isola chi torna da Lombardia e Veneto.
Grecia, Croazia e Serbia vietano le gite scolastiche in Italia e consigliano ai cittadini di evitare viaggi soprattutto in Veneto e in Lombardia, regioni che sono state dichiarate "a rischio di contagio da coronavirus".
Il governo irlandese, in una mappa indica come zone a rischio, cinque regioni italiane: Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna e Lazio.
Anche Israele ha consigliato di "non recarsi in Italia".
Giordania e Iraq hanno deciso il divieto di ingresso nel Paese ai viaggiatori provenienti dall'Italia.
Il governo britannico chiede a chi fa ritorno dal Nord Italia di rimanere in autoisolamento a casa per 14 giorni.
Praga ha riservato uno screening mirato e aumentato le misure igieniche per gli arrivi dall' Italia.
Perfino le Seychelles, paradiso delle vacanze, chiudono le spiagge agli italiani.
Francia e Austria non ci vogliono e non ci amano, quasi, da sempre.
Non è escluso che, a breve, qualche stato confinante decida di chiudere le frontiere con l'Italia.
Il governo italiano ha proposto una riunione con i ministri della Salute dei Paesi confinanti per arrivare a condividere linee d'azione comuni, per fare fronte all'allarme. Forse, andava fatto prima, almeno un mese fa.

Gli italiani sono diventati come gli appestati di Manzoni.
Come i Monatti, che trasportano nei lazzaretti i malati o i cadaveri.
Come gli Apparitori, incaricati di preannunziare l'arrivo dei carri dei monatti, con il suono di un campanello che tenevano ai piedi o alla cintola, magari con l’accusa di lasciar cadere apposta dai carri cose infette, per propagare e mantenere la pestilenza.
O come gli Untori, accusati di voler diffondere volontariamente il morbo, spalmando in luoghi pubblici appositi unguenti venefici.
Fino a qualche giorno fa, tutti ci amavano, tutti ci visitavano (turisticamente parlando), tutti ci invidiavano bellezza, sole, storia e cultura.
Con le mascherine, giravamo solo a Carnevale, non assaltavamo i forni e i supermercati, non compravamo l’Amuchina a cento euro.
Eravamo ancora un popolo di eroi, di santi, di poeti, di artisti e di navigatori.
 25 febbraio 2020 (Alfredo Laurano)





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