domenica 23 febbraio 2020

LAZZARETTO ITALIA /1966


La situazione è precipitata in sole ventiquattro ore. All’improvviso. Incredibilmente.
Fino all’altro giorno il Paese Italia sembrava una penisola felice e immune dal contagio che si diffondeva nel mondo.
Questo era il senso di ciò che ci veniva comunicato: tranquilli, tutto sotto controllo, due cinesi allo Spallanzani, la quarantena alla Cecchignola per pochi rientrati, niente mascherine, voli bloccati con la Cina (come se non si potesse arrivare con altri mezzi o da altri scali (Russia, Germania, Paesi Arabi).
La parole d’ordine, giustamente, erano “evitare il panico”, non allarmare la popolazione, ma in verità si è evitato di far conoscere obiettivamente le fasi dell’epidemia, i possibili rischi, le precauzioni da adottare. Si è sottovalutato il problema. Non c’è stata prevenzione o non è bastata.

Basti vedere come è cambiata la stampa in queste poche ore, cosa si scrive sul Web e sui Social, cosa si trasmette in TV negli speciali di ogni rete (dirette, collegamenti, inviati, aggiornamenti), cosa dicono esperti, virologi, politici e politicanti. Tutto si è moltiplicato e accelerato in un baleno. Si comunica e si percepisce allarme, criticità, pericolo, urgenza. A parte tale Shi Yang Shi, un semi-cazzaro attore cinese che, invitato in trasmissioni varie, ride e prega per sconfiggere la paura di chi lo ascolta.
Ansia e preoccupazione hanno preso il posto della quasi indifferenza, anche perché tutti ora sanno o ipotizzano ciò che inevitabilmente succederà: isolamento sociale, quarantene auto o obbligatorie, blocco delle attività lavorative, delle manifestazioni, dei luoghi affollati (cinema, teatri, concerti, stadi, palestre), disagio collettivo in ogni settore, economia in discesa, scorte alimentari nei supermercati. Per non parlare di possibili scenari ben più drammatici, se si pensa alle grandi città, alle comunità, ad aree attrezzate di contenimento, alle reazioni incontrollate della folla impaurita.
Una cosa adesso è certa: questa pandemia di Coronavirus è ben più grande di quello che fino a ieri ci hanno raccontano i media e non è razzismo pretendere misure efficaci ed eccezionali per debellarla. Non ci sono più certezze scientifiche, neanche sul periodo di incubazione, che potrebbe essere di oltre 24 giorni, né sulla permanenza del virus sulle superfici: oltre 9 ore. Non possono bastare mascherine, amuchina, lavarsi le mani ogni mezzora o starnutire nella piega del braccio.

La Lombardia (e non solo) ora si sta trasformando in Wuhan.
Mentre il numero dei contagiati da Coronavirus sale continuamente, è stato disposto il contenimento attivo (militare) degli abitanti delle zone dove esiste almeno un paziente contagiato senza che l'origine sia chiara. Condizione questa che potenzialmente da domani potrebbe essere applicata ovunque.
Il Decreto del Governo parla chiaro: quarantena, isolamento, impossibilità di riunirsi, di andare a lavorare, chiusura degli uffici e degli esercizi commerciali non strettamente essenziali, chiusura delle scuole e impossibilità di spostarsi.
In altre parole: emergenza.
23 febbraio 2020 (Alfredo Laurano)

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