mercoledì 26 settembre 2018

QUANDO MIGRAVAMO NOI


Tre quarti de “La Vita Promessa” se ne sono andati ieri sera: resta solo l’ultima puntata che andrà in onda su Raiuno, lunedì prossimo.
È una storia drammatica di migranti italiani, negli anni ’20, che si sviluppa in luoghi e ambientazioni parallele.
Donna Carmela è una siciliana bella e risoluta, ma anche e soprattutto moglie innamorata e madre protettiva. Una "madre coraggio" che, vittima delle attenzioni ossessive di un uomo influente e senza scrupoli che le ha ucciso il marito, dopo aver torturato il figlio Rocco, indotto al suicidio per la vergogna (dal quale si salverà, ma resterà minorato mentale), decide di affrontare un lungo viaggio, per scappare dal suo aguzzino e proteggere la sua famiglia.
Decisa a trovare una nuova terra da amare e dove ricominciare, lascia la sua isola e il suo mondo, per imbarcarsi in un’avventura che la porterà oltreoceano, in un’America che in quegli anni è dominata dal Proibizionismo e schiacciata dalla crisi economica.
Per poter entrare in America, Carmela è costretta a sposarsi per procura con il veneto Matteo Schiavon, da tempo residente a New York. 
Ma un'altra tragedia sembra abbattersi sui Carrizzo quando, poco prima della partenza da Napoli, la figlia Maria sembra morire di colera, riprendendosi tuttavia poco dopo la partenza dei suoi familiari verso New York. Grazie all'aiuto della signora Assunta Moggi (una splendida Lina Sastri), che aveva ospitato momentaneamente la madre e i fratelli prima dell'imbarco, Maria farà poi di tutto per rintracciare la sua famiglia.
È il racconto si fa intenso, forse troppo, ricco di eventi, situazioni e sentimenti: la famiglia italiana in cerca di riscatto e della vita promessa, si muove tra sogni, valori, tradizioni, difficili realtà sociali e inevitabili delusioni.

Questa storia a tinte forti e malinconiche è calata in una scenografia affascinante e curata, come lo sono anche i costumi, le luci, la fotografia e la struggente musica di Amapola (che, lo confesso, amo da sempre alla follia), ma, al di là dell’eccesso di pathos che coinvolge molto il pubblico, il successo de “La Vita Promessa” - diretta da un attento Ricky Tognazzi - lo fanno gli attori, tutti bravi, validissimi, ben sovrapposti ai propri ruoli, e dall’interpretazione naturale e misurata.
Ce ne sono alcuni, come Thomas Trabacchi (un compostissimo mister Ferri che produce bene e coltiva bontà), come la già citata Sastri, come Tony Sperandeo, come Francesco Arca, nei panni del cattivo tormentato, e il sorprendente Emilio Fallarino, che impersona lo sfortunato Rocco (che ha perso la ragione), che danno un forte contributo di qualità alla fiction. Anche gli altri fratelli e gli altri personaggi sono credibilissimi e ben caratterizzati nella loro specifica diversità.
Su tutti, la meravigliosa protagonista Luisa Ranieri, un personaggio femminile incredibile per quell’epoca: attraverso i suoi occhi, i suoi ideali, le sue prese di coscienza, passa un bel pezzo di storia e società, di violenza ed emarginazione, di passioni e di rinunce, ma anche un po’ della timida evoluzione femminile di quegli anni. 
Ma i fantasmi del passato, da cui Carmela ha tentato di scappare, torneranno forse a farsi sentire e per lei l’incubo potrebbe ricominciare…

Intanto, in attesa dell’epilogo, registriamo che la terza puntata dell’opera ha richiamato oltre cinque milioni e mezzo di spettatori, un milione in più della concorrenza dell’indecente Grande Fratello, prova che la televisione di qualità ha ancora una marcia in più rispetto alla esecrabile riproposizione di stereotipati, abominevoli reality.
25 settembre 2018 (Alfredo Laurano)




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